Esce nelle sale il 1° gennaio 2025 Maria di Pablo Larraín, sugli ultimi giorni di vita di Maria Callas a Parigi, con i due domestici interpretati da Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, i cani e un giovane intervistatore. Il ruolo della “Divina” è affidato ad Angelina Jolie. L’attrice americana è in piena promozione: di solito inarrivabile, quando c’è da farsi pubblicità diventa molto disponibile. Qualche stralcio della sua intervista a Corriere della Sera.
La parte della Callas che più l’ha coinvolta «è il suo amore per il lavoro, che prendeva molto sul serio; era estremamente disciplinata nel suo mestiere. Sono anch’io una grande lavoratrice e a livello personale conosco la solitudine nell’essere qualcuno che lotta contro sé stesso. Si può pensare che attraverso l’arte si viene compresi più a fondo dagli altri, ma la verità è che si passa molto tempo sentendosi soli».
Il diktat della perfezione
«Credo che sin da piccola Maria si è sentita dire che non valeva nulla se non era perfetta in qualcosa: essere perfetta, un suono perfetto, una voce perfetta, fisico perfetto, aspetto perfetto, tutto in modo perfetto. Credo non abbia mai sentito di essere abbastanza. Viveva vita e lavoro sotto una pressione dolorosa».
«Non credo di aver mai incontrato un uomo che mi facesse sentire come lei si sentiva con Onassis. Il mio rapporto con gli uomini è… non saprei. Sono sola da parecchio tempo ormai. È strano anche solo pensarci. Ma se tralasciamo le complessità di Onassis, posso dire che mi piacciano gli uomini che hanno quel livello di mascolinità, tale da far sentire a Maria che può essere una ragazza, può essere tenera, persino piccola, perché lui ha una presenza molto forte. A Maria piaceva quella dolcezza, lui non era una gabbia. E sono sicura che le piacesse il sesso, le piacesse essere una donna. E probabilmente ci voleva un certo tipo di uomo per farla sentire così».
“Non voglio essere posseduta dalle cose”
Maria, nel film, brucia gli abiti di scena. «Io non brucerei niente. Non sono una che si aggrappa alle cose. I miei figli mi prendono in giro, perché regalo tante cose, ho spesso scatoloni pieni di roba, il mio armadio è piccolo. Non ho questo attaccamento, non voglio essere posseduta dalle cose. Finché sto con i miei figli, nulla conta di più. A chi mi chiede: “Se la tua casa fosse in fiamme, cosa prenderesti?”, posso rispondere “il passaporto”. La libertà di movimento per me è la libertà fondamentale».