“Scusi presidente, ma lei è di sinistra?” chiede Mario Sechi a Giuseppe Conte sul palco di Atreju. Unico leader dell’opposizione presente, a cui Meloni ha concesso un’ora di intervista in solitaria. Non si era mai visto.
Conte prende tempo: “È un discorso complesso”. Ma poi dice che “se sinistra significa combattere questo governo solo nel nome dell’antifascismo io non ci sto. Se significa accogliere tutti in modo indiscriminato non ci sto. Se significa preoccuparsi solo di quelli che vivono nelle ztl non ci sto”. Al che inevitabilmente, scherzando, Sechi gli chiede se non stia per prendere la tessera di Fdi. E da qui la precisazione: “Attenzione, la comunità del M5s ha preferito la definizione progressisti indipendenti. Noi abbiamo una visione diversa e alternativa da quella della destra e lavoriamo per costruire una alternava di governo. Siamo convinti che bisogna combattere le tante ingiustizie che ci sono nel paese. Questa la vocazione originaria del M5s”.
Le parole di Conte su Grillo
Conte torna a parlare delle tensioni che si respirano nella sua forza politica, con Beppe Grillo quasi messo alla porta: “Chi ha seguito bene la vicenda interna a M5s sa che io non ho sfidato Grillo, è lui che ha sfidato la comunità. Se avessi perso mi sarei ritirato, non potevo rimanere lì. Mi sono messo in discussione e non avrei potuto che rassegnarmi. Non ha vinto Conte ma la base. È la comunità che ha detto a Grillo stai sbagliando”.
Dal palco del Circo Massimo, l’ex premier fa i nomi della “nuova” squadra: “Chi avrò? Quelli che non hanno mai abbandonato il Movimento, che hanno rispettato le regole del doppio mandato, e si sono messi a disposizione. Nomi? Fico, Taverna, Crimi, e tantissimi altri”.
Poi la domanda sulle dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Domanda alla quale il Cinque Stelle non attende a rispondere: “Noi in questo momento ci siamo completamente rinnovati. Il fatto che si parli di nuove forze politiche ci sta. Io conosco Ruffini come tecnico, bravo fiscalista e tributarista. Se domani mattina nasce qualcosa e prendono i voti, é la legge della competizione. Diciamo che la sensazione é che sia una di quelle operazioni nate a tavolino dal Pd, che pensa di avere tante forze intorno per poter costruire il senso di una coralità con tanti corollari intorno”. Sulla fusione di Stellantis, invece, Conte precisa che “Elkann me la venne a portare come cosa fatta”. Se si fece a mia insaputa quando ero premier? “Certo, è una impresa privata, stiamo parlando di una multinazionale”.