Home CRONACA Il presidente argentino Javier Milei idolo di Atreju e di Giorgia Meloni

Il presidente argentino Javier Milei idolo di Atreju e di Giorgia Meloni

Il presidente dell'Argentina Javier Milei, 54 anni - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Bagno di folla con l’entusiasmo di Giorgia Meloni per il presidente dell’Argentina Javier Milei, intervenuto all’epilogo di Atreju. «Viva la libertad, carajo!» (viva la libertà, oh), esclama rivolto alla platea. Pochi istanti prima la premier lo aveva annunciato euforica: «Sono tornata! Vi presento un amico, presidente di una Nazione sorella. Come noi sta facendo una rivoluzione culturale, condivide l’idea che una politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro e come noi sa che il lavoro è l’unico antidoto vero alla povertà. Un grande applauso».

Milei sale sul palco con una cartellina blu ed esprime il «piacere enorme di essere ad Atreju». Per lui la presidente del Consiglio è «una donna veramente coraggiosa, dotata di grande flessibilità, quando si tratta di portare avanti situazioni difficili. Italiani e argentini sono uniti da una stirpe comune e legami di sangue profondi da tante generazioni. Per questo più che tra amici mi sento in famiglia. Pensavano durassi due mesi. Oggi questa gente si sorprende dei risultati, le ricette tradizionali della politica hanno fallito. Le mie non sono tradizionali ma funzionano. Siamo migliori della sinistra in tutto. Non posso usare un’altra espressione da presidente, devo badare alla forma», scherza Milei. «La sinistra preferisce regnare all’Inferno che servire in Paradiso e se deve trasformare il Paradiso nell’Inferno per mantenere il potere lo fa».

“Un cambio epocale”

«Il sistema delle caste sta collassando. L’infermità dell’anima woke incontra sempre più difficoltà. Noi difendiamo la causa dell’Occidente. Siamo di fronte a un cambio epocale. Senza teoria rivoluzionaria non può esserci un movimento rivoluzionario», cita Lenin, uno zurdo (zecca, ndr) «che in questo va ascoltato». Avanza l’idea di «un’internazionale derechista per combattere il socialismo woke. L’estremo centro non può battere la sinistra criminale».

«La miglior difesa è l’attacco. La destra liberale non deve perdere tempo a spiegare cose a chi non lo meritava, a chi ha rovinato il Paese. Non si può essere tollerante con l’intollerante. Evitare alleanze con spazi politici diversi: acqua e olio non si possono mescolare. Per combattere il male organizzato serve il bene organizzato. Per questo siamo implacabili: chi segue una agenda contraria alla nostra, deve essere espulso. Roma non paga i traditori». Ormai, la sala è in deliquio.

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