L’Associazione nazionale dei magistrati si è riunita in un’assemblea straordinaria della durata di cinque ore soltanto per ripetere la litania di circa un mese fa sulla riforma della giustizia. Al presidente Giuseppe Santalucia e agli affiliati non va proprio a genio la separazione delle carriere, cardine del Ddl del Guardasigilli Carlo Nordio.
Il ministro della Giustizia si è espresso chiaramente ad Atreju: «Figuriamoci se una persona come me, che ha fatto il magistrato, vuole una riforma punitiva». Sull’eventualità di un referendum abrogativo, «non credo che, a quanto si legge, ci sia una maggioranza parlamentare dei due terzi, ma tutto sommato su una materia così delicata e complessa mi auguro sia il popolo a esprimersi perché non vorrei che un’eventuale maggioranza qualificata fosse, un domani, considerata con una sorta di sospetto come se, sotto sotto, vi fosse stata una baratteria politica, un do ut des. Diamo la parola al popolo e, tutto sommato, auspico il referendum».
Se la riforma venisse bocciata dagli elettori, «un referendum così importante sulla giustizia, che io auspico perché su un argomento così delicato l’ultima parola dovrebbe essere attribuita al popolo e che auspico si svolga in termini razionali e non emotivi… Certo conseguenze ci sarebbero. Ma non vorrei che un domani un referendum di questo tipo fosse personalizzato “governo sì o governo no”. Non sarà né contro la magistratura né contro il governo».
Ragion pura e ragion pratica
«Quanto all’indipendenza è scritto nella riforma costituzionale che anche il pubblico ministero, magistrato inquirente, avrà la stessa indipendenza e autonomia dell’organo giudicante e non è scritto in una legge ordinaria ma nella riforma costituzionale. La separazione delle carriere ha una ragion pura e una ragion pratica. Quella pratica è che rientrava nel programma del governo ed elettorale perché il popolo italiano ci ha dato la fiducia ed è nostro dovere portarla a compimento, un dovere politico e logico per ottemperare al mandato elettorale».
L’Anm non si fida e verga una mozione per “avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma, che, sia a livello centrale che locale, si articoleranno in diverse iniziative”.
Si è deliberata “l’immediata istituzione di un comitato operativo a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università, alla società civile, indipendente da ogni ingerenza politica, anche in vista di una possibile consultazione referendaria, per far conoscere alla cittadinanza i pericoli derivanti dalla riforma e l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo subito dopo l’eventuale approvazione in prima lettura della proposta di riforma. Inoltre l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del ddl di riforma costituzionale, di una o più giornate di sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma”.
Gasparri: “Fanfaluche”
Il solito navigatissimo Maurizio Gasparri rimbrotta le toghe: «Santalucia senza sosta, senza conoscere domenica e giorni festivi, si impegna a raccontare fanfaluche con una dedizione degna di miglior causa. È lui che si presta all’uso politico della giustizia e sottomette la magistratura alle parti politiche che l’hanno messo in quell’incarico nell’Anm. Siamo noi che vogliamo liberare la magistratura dalla politica. Mentre, invece, Santalucia si illude di poter impedire con le sue parole riforme che ripristino la separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario».
«Sono i Santalucia che rendono un’Italia peggiore, ma siamo noi che la renderemo migliore. Con Landini, Santalucia e i magistrati che boicottano il Parlamento e il governo l’Italia rischia di fare dei passi indietro. Ma con il consenso popolare invece noi lo porteremo avanti. È per gente come Santalucia e compagnia brutta che la magistratura è precipitata nel consenso dei cittadini».