Il governo ha dimostrato, ancora una volta, di non avere a cuore la stampa, soprattutto quella quotidiana, che è il baluardo della democrazia e della libertà di informazione. La bozza degli emendamenti alla manovra economica prevede 20 milioni di euro per il sostegno all’editoria e alle edicole nel 2025. Una cifra ridicola, che non basta nemmeno a tamponare i danni di un settore in crisi da tempo. Parliamo di un’elemosina, un insulto più che un aiuto concreto.
Altro che editoria, conta solo il cinema
Da un lato, la politica fa a gara per sottolineare l’importanza di una stampa libera e pluralista; dall’altro, quando si tratta di finanziare il settore, lo considera un’attività di serie B. Questa cifra esigua è una chiara dimostrazione di indifferenza verso il ruolo fondamentale che l’editoria svolge nella tenuta democratica. La stampa non è solo un’attività commerciale, è un presidio della libertà e del diritto all’informazione. Invece di supportare in modo adeguato un settore vitale, il governo sembra preferire azioni simboliche, che non faranno altro che accelerare la crisi dell’editoria. Con 20 milioni di euro, la democrazia rischia di perdere una delle sue voci più importanti.
Lo scenario che ci si prospetta è inquietante: da una parte i giornali che, già ridotti a poche voci, rischiano di non riuscire più a sostenere la concorrenza del web e dei social media; dall’altra le edicole, punto di riferimento per l’accesso alle informazioni quotidiane, che si trovano sempre più in difficoltà, tra l’aumento dei costi e la continua disaffezione dei lettori. Quindi il governo con 20 milioni fa finta di intervenire. Parliamo di una cifra che, paragonata al valore del settore, è un tentativo di salvare il salvabile senza mettere in campo vere politiche di sostegno.
Però nella manovra proposta dal governo, a sostegno di cinema, spettacoli e circhi viene stanziato ben 1 miliardo e 60 milioni. Signori, è questa l’Italia che tutti i governi, anche quelli precedenti, vogliono.