Nel corso di una conferenza stampa, il procuratore di Manhattan Alvin Bragg ha annunciato che Luigi Mangione è stato incriminato per aver ucciso l’amministratore delegato di UnitedHealthCare Brian Thompson, in un omicidio commesso come “atto di terrorismo”. Il 26enne comparirà in tribunale in Pennsylvania il 19 dicembre.
Intanto, cresce il fenomeno di massa che vede Mangione come un eroe, con un gruppo di sostenitori che ha avviato un crowdfounding raccogliendo già 120mila dollari per sostenere le sue spese legali. Si sono battezzati “Comitato legale del 4 dicembre” e diramano note dove scrivono, per esempio, “in un clima politico acceso, garantiremo il diritto costituzionale del sospettato a una giusta rappresentanza legale”.
Davide e Golia
«Riprende l’archetipo di Davide contro Golia. In molti sostengono Mangione vedendo in lui l’eroe che si scaglia contro il sistema sanitario nazionale, un sistema che causa molte vittime. Non è l’espressione di una marginalità sociale, di una povertà risentita dal sistema perché lo subisce. Non è mosso dalla disperazione, ma da un senso di giustizia, vuole avere un impatto politico».
Per Stefano Tomelleri, professore ordinario di Sociologia presso l’Università degli Studi di Bergamo e presidente di AIS – Associazione Italiana di Sociologia, quello che distingue Mangione «è l’elemento generazionale e l’individuo che si scaglia contro un sistema».
Aumento delle disuguaglianze
Il seguito che il caso Mangione ha anche in Italia nasce «perché anche da noi, soprattutto dopo il Covid, le disuguaglianze sono aumentate, disuguaglianze di genere, di istruzione, etniche, geografiche, di reddito».
«Ma anche l’accesso alla digitalizzazione, ci sono persone che non sanno usare un computer. Quando ci sono queste disuguaglianze legate appunto a una società che promette possibilità per tutti ecco, il risultato non può che essere un mix esplosivo».