Home CRONACA Manovra 2025, avanti tutta: chi potrebbe favorire e chi deludere

Manovra 2025, avanti tutta: chi potrebbe favorire e chi deludere

Il palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei deputati - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

La commissione bilancio alla Camera c’è riuscita, traghettando la manovra 2025 oltre il mare magnum degli emendamenti e sub-emendamenti. Alle 20.30 del 17 dicembre il via libera ai relatori Ylenja Lucaselli (Fdi), Mauro D’Attis (Fi), Silvana Comaroli (Lega) e Francesco Saverio Romano (Noi moderati). Il tema più caldo per il comune cittadino sono le pensioni, mentre per i parlamentari sfuma la speranza del sostanzioso aumento di stipendio che, negli ultimi giorni, ha sollevato un polverone.

Alle imprese pare gioverà il ritocco all’Ires, ai media l’aumento da 20 a 50 milioni del Fondo per l’Editoria. Accontentato lautamente il vicepremier Salvini e il suo progetto per il Ponte sullo Stretto.

La generazione del boom economico degli Anni Sessanta strappa un’opportunità che non riguarda la maggioranza dei lavoratori, ma sarà presa al volo da chi può. È stata compresa nel testo la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni , cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare. E chi non si è fatto spennare da un’assicurazione per accantonare denaro destinato a integrare la pensione, si arrangi.

È passato in commissione un emendamento a firma Boschi, Del Barba e Gadda di Italia Viva, che incrementa di un milione di euro dal 2025 il Fondo del reddito di libertà per garantire l’indipendenza economica e l’emancipazione delle donne vittime di violenza. Pochi spiccioli ma meglio di una pedata nel fondoschiena.

L’Ires premiale, questa sconosciuta

Dal cappello a cilindro dell’esecutivo salta fuori  l’Ires premiale, norma che prevede un taglio dell’imposta di 4 punti, dal 24% al 20%, per le imprese che investono e assumono. L’aliquota ridotta si applica in presenza di precise condizioni: una quota non inferiore all’80% degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 va accantonata ad apposita riserva; un ammontare non inferiore al 30% degli utili accantonati nel 2024 e non inferiore al 24% nel 2023 deve essere destinato a investimenti che non devono, in ogni caso, essere inferiori a 20.000 euro. Le aziende dovranno anche aumentare l’occupazione a tempo indeterminato di almeno l’1% e non possono fruirne se hanno ricorso alla cassa integrazione nell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 o in quello successivo. In soldoni, si dubita che un meccanismo tanto cervellotico porterà vantaggi alla maggioranza delle imprese, soprattutto medie e piccole.

E veniamo al Bonus per l’acquisto di elettrodomestici di elevata efficienza energetica non inferiore alla nuova classe B (solo se prodotti in Europa). Stanziati 50 milioni, fino a esaurimento delle risorse. Il contributo non potrà essere superiore al 30% del costo dell’elettrodomestico e comunque di un massimo di 100 euro, elevato fino a 200 euro per le famiglie con Isee entro 25.000 euro. Da una parte si strizza l’occhio agli ambientalisti, auspicando che il parco elettrodomestici delle famiglie sia di ridotto impatto ecologico. Dall’altra si fa un gran favore alle aziende del settore, stimolando la loro competitività sul mercato. Sorvoliamo sulle implicazioni protezionistiche del paletto alle merci extraeuropee, che taglia fuori i nemici numero 1 dell’economia Ue, in primis Cina ma anche India, Paesi emergenti.

I compensi da incarichi extra-Ue

La commissione calmiera invece i compensi da incarichi extra-Ue per parlamentari, presidenti di Regione e Provincia e membri del governo e i rimborsi per le spese di trasferta per i ministri non parlamentari e non residenti a Roma. Nel nuovo testo della cosiddetta norma “anti-Renzi” torna la stretta sui membri del governo. Gli esponenti dell’esecutivo tornano, insieme a presidenti di Regione e Province e parlamentari italiani (eletti al Parlamento nazionale e anche a Bruxelles) nella lista di cariche che non possono accettare, durante il mandato, incarichi che comportino un compenso da paesi extra-Ue.

Inoltre, i membri del governo sono esclusi dalla possibilità, prevista invece per i parlamentari, di poter ottenere un’autorizzazione che li esenti dal divieto, fino a un tetto massimo di 100mila euro l’anno di compenso: uno stop assoluto. In caso di violazione, il denaro incassato dovrà essere versato, entro trenta giorni dall’erogazione, all’entrata del bilancio dello Stato, per la successiva riassegnazione al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.

Ok anche al nuovo testo della dibattutissima norma sugli stipendi dei ministri non eletti. I rimborsi delle spese di trasferta per ministri e sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma riguarderanno solo il tragitto da e per il domicilio/residenza. Per questo, è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Fondo con una dotazione di 500.000 euro annui dal 2025.

Concludiamo con i nuovi fondi al Ponte sullo Stretto: promosso un emendamento della Lega alla manovra che incrementa di circa 1,4 miliardi, rispetto agli 11,6 miliardi della scorsa finanziaria, le risorse complessive per l’opera fino al 2032.

La riunione dei capigruppo di Montecitorio in programma il 18 dicembre stabilirà i tempi di passaggio del testo in aula, prefigurando la possibilità che l’approvazione definitiva in Senato sia deliberata tra Natale e Capodanno.

Articolo precedenteNicolas Sarkozy condannato per corruzione e traffico di influenze