Le 31 famiglie del quartiere Tamburi di Taranto che avevano ricevuto fondi per i danni subiti dall’inquinamento industriale adesso dovranno restituire la somma di 5 mila euro che avevano ottenuto dai Riva, gli ex proprietari del gruppo siderurgico Ilva, come risarcimento.
Lo hanno stabilito i giudici accogliendo il ricorso dell’avvocato Bernardino Pasanisi che assiste nelle questioni civili Nicola Riva, ai tempi patron della fabbrica insieme al fratello Fabio. Nel dettaglio, le famiglie del quartiere Tamburi avevano ricevuto la somma come provvisionale sull’eventuale risarcimento per i danni subiti dalle emissioni del Siderurgico.
“Ambiente svenduto”
Ma adesso hanno ricevuto un decreto ingiuntivo che impone la restituzione delle somme. Il provvedimento è una conseguenza della conferma della competenza del processo «Ambiente svenduto» a Potenza: la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi proposti dalle parti civili Codacons e Associazione Aidma contro la sentenza del 13 settembre, con cui la Corte di assise di appello di Taranto aveva annullato la sentenza di primo grado e aveva ordinato la trasmissione degli atti all’Autorità giudiziaria di Potenza.
A maggio scorso, quando venne stabilita la distribuzione dei 5 mila euro alle 31 famiglie, il Codacons si costituì parte civile ed ebbe il compito di consegnare gli assegni in un incontro pubblico. La corte di primo grado aveva stabilito l’entità della provvisionale, una sorta di anticipo dei risarcimenti che gli imputati avrebbero dovuto pagare in caso di condanna definitiva.
Ma i giudici di secondo grado hanno predisposto l’annullamento. «Andremo fino in fondo», rilancia il Codacons. «Nel 2021 il gruppo Riva ha registrato un fatturato di 4,32 miliardi di euro. Speriamo in una decisione giusta della Cassazione che di fatto renderebbe totalmente inutili i decreti ingiuntivi che Riva sta notificando alle parti civili danneggiate dalle sue condotte».