Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, il 19 dicembre, il presidente Putin ha lanciato una sfida agli Stati Uniti: «Scommettiamo che se lanciamo i nostri nuovi missili ipersonici non riuscirete a intercettarli?».
Il giorno seguente è partito un raid con 5 missili ipersonici Iskander e una cinquantina di droni contro la capitale ucraina Kiev. Danneggiati pesantemente quattro quartieri, con una vittima, nove feriti e sei ambasciate straniere danneggiate.
Sono state centrate le sedi diplomatiche di Albania, Argentina, Autorità Palestinese, Macedonia del Nord, Portogallo e Montenegro. Il ministro degli Esteri portoghese Paulo Rangel ha ammonito: «Qualunque attacco all’Ucraina e alla città di Kiev merita la nostra condanna più decisa, ma è assolutamente inaccettabile che ci siano attacchi che abbiano un impatto o prendano di mira le sedi diplomatiche».
Le reazioni
Anche il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa è intervenuto su X: “Continuano gli attacchi ai civili a Kiev. Questa volta anche diverse missioni diplomatiche, tra cui l’ambasciata di uno Stato membro dell’Ue, il Portogallo, sono state vittime di attacchi russi. È inaccettabile. La mia solidarietà a tutte le persone colpite, compreso il personale diplomatico”.
Si aggrega l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas: «Nessuna rappresentanza diplomatica dovrebbe mai essere presa di mira o anche solo colpita. Questo è un altro barbaro attacco della Russia contro obiettivi civili che non dimostra alcuna volontà di pace. Estendo la mia piena solidarietà al personale diplomatico». Ursula von der Leyen non fa sconti: «Il disprezzo di Putin per il diritto internazionale raggiunge nuove vette».