Home CRONACA Oslo, la ragazza italiana accoltellata dall’ex è salva. La sua versione raccapricciante

Oslo, la ragazza italiana accoltellata dall’ex è salva. La sua versione raccapricciante

Oslo. Martina Voce, 21enne fiorentina, accoltellata dall'ex fidanzato - Fonte: Web - Dillingernews.it

Si è risvegliata dal coma Martina Voce, la 21enne fiorentina accoltellata a Oslo nel suo posto di lavoro da un ex fidanzato paranoico e sanguinario. È salva per una tempra da guerriera che non è stata piegata da trenta fendenti, sferrati con furia impietosa.

«Faccio ancora gli incubi su quella mattina», racconta la ragazza scampata a un’aggressione inquadrabile, senza dubbio, nel dramma dei femminicidi tentati o purtroppo a volte riusciti.

L’agguato

«Ero fuori dal negozio per buttare via delle cose e me lo sono visto davanti. Mi ha chiesto se avessi ancora un ragazzo. Gli ho risposto di farsi i fatti suoi e che se avesse voluto comprare qualcosa avrebbe potuto anche entrare, altrimenti doveva andarsene”.

«Mi sono girata e sono entrata. All’altezza delle casse mi ha tirato una coltellata da dietro. Ho camminato ancora e mi ha colpito di nuovo, con un grosso coltello da militare. Una signora ha assistito alla scena e ha iniziato a urlare». Martina si è girata disperata e sanguinante: «E lui ha iniziato ad attaccarmi frontalmente. Ho cercato di scappare e mi ha colpito di nuovo da dietro. Alla schiena e sulla nuca. Era muto. Ma con il sorriso stampato in faccia».

“Convinta che non ce l’avrei mai fatta”

«Sono caduta nel mio sangue. Per fortuna è arrivato il mio ragazzo che me lo ha tolto di dosso. Ho provato ad allontanarmi strisciando, quello però si è divincolato ed è tornato verso di me. Da sdraiata l’ho tenuto a distanza usando le gambe, mentre provava ancora a colpirmi. Lo hanno fermato accoltellandolo. I paramedici sono arrivati un minuto dopo. Mentre mi portavano via ero convinta che non ce l’avrei fatta».

Quello squilibrato, che risponde al nome di Mohit Kumar, informatico norvegese di 24 anni di origine indiane, «mi messaggiava, aveva fatto anche un account falso. E una decina di giorni prima di aggredirmi mi aveva invitato a vedere un gatto che aveva adottato. Dopo l’arresto la polizia mi ha detto che in casa del gatto non c’era traccia. Forse era una scusa, una trappola. Lì sarebbe riuscito ad uccidermi. Non lo amavo più. Avevamo chiuso in modo tranquillo».

«Di femminicidi in Italia ce ne sono tutti i giorni. Qui in Norvegia invece sono eventi rari. Già volevo rimanere in Norvegia, questa cosa mi fa venire ancora più voglia di fermarmi a vivere qui. Oslo è un posto sicuro. Mohit è stato un codardo. Ha iniziato a colpirmi da dietro, non ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi e ammazzarmi».

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