Il 3 gennaio 2025, un detenuto egiziano di 25 anni è stato trovato morto nel carcere di Sollicciano a Firenze, apparentemente suicidatosi per impiccagione. Il giovane, che si trovava in una cella singola nel reparto di accoglienza, era già stato posto sotto osservazione a seguito di precedenti tentativi di autolesionismo.
Questo tragico evento a inizio di un nuovo anno, riaccende il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane, in particolare su Sollicciano, spesso al centro di critiche per le sue condizioni strutturali e gestionali. Giuseppe Fanfani, garante dei diritti dei detenuti per la Regione Toscana, ha dichiarato: “Sono anni che dico che va chiuso perché è inumano e indecoroso. È l’opposto di tutto quello che la Costituzione dice e impone alle coscienze sulla pena, che andrebbe eseguita con senso di umanità”.
Le parole di Fanfani evidenziano una realtà preoccupante: celle in cui piove, finestre prive di vetri e un’umidità opprimente. La mancanza di un direttore stabile aggrava ulteriormente la situazione, rendendo la gestione del carcere ancora più complessa.Il suicidio nelle carceri italiane non è un fenomeno isolato.
Sistema in crisi
Nel 2024, si sono registrati 88 suicidi, un numero mai così alto, segno di un sistema penitenziario in profonda crisi.
È fondamentale interrogarsi sull’efficacia del sistema carcerario attuale. Le condizioni disumane e la mancanza di supporto adeguato non solo violano i diritti fondamentali dei detenuti, ma mettono anche in discussione l’obiettivo rieducativo della pena, come sancito dalla Costituzione italiana.
Riforma strutturale
La chiusura di strutture come Sollicciano potrebbe essere un passo necessario, ma non sufficiente. È urgente una riforma strutturale che preveda alternative alla detenzione, investimenti in programmi di supporto psicologico e sociale, e una formazione adeguata per il personale penitenziario.
A questo punto, tra le tante domande che vorremmo fare a chi ci governa, ne spicca una su tutte. Cosa aspettiamo a fare qualcosa di veramente concreto per i detenuti e anche per chi ci lavora nei penitenziari?