La 21enne Martina Voce è ricoverata in un ospedale di Oslo, in Norvegia, dove dovrà affrontare un lungo percorso riabilitativo per guarire dai danni delle quasi trenta coltellate inferte dal suo ex fidanzato Mohit Kumar, informatico di origini indiane. Le prime foto della ragazza sono state pubblicate dal quotidiano norvegese Vg.
Martina non si sottrae alla fotocamera, mostra entrambe le braccia ingessate, la cannula al collo per l’intervento di tracheotomia che l’ha salvata da morte per asfissia, il sondino nel naso per l’alimentazione: la lunga cicatrice al petto, i capelli rasati per facilitare gli interventi dei chirurghi.
È già stata operata alla lingua per essere di nuovo in grado di parlare e alle mani, devastate dalla furia femminicida, usate nel disperato tentativo di difendersi. Servirà una fisioterapia perché possa recuperarne l’uso.
Straordinaria capacità di recupero
Inoltre, gli interventi alla carotide, alla giugulare e la chirurgia maxillo-facciale. «I sanitari», dicono i suoi familiari, «sono colpiti dalla sua capacità di recupero e sono fiduciosi anche per la mobilità del volto. Mia figlia è fortissima», rassicura il padre Carlo Voce, avvocato fiorentino. «Il percorso riabilitativo procede bene, anche se sarà lungo».
Martina è riuscita a leggere qualche messaggio di amici e parenti, a bere un po’ di acqua autonomamente e a fare qualche passo nei corridoi dell’ospedale di Oslo. È stata sentita dalla polizia norvegese per due ore.
Al pari della grinta che dimostra mostrando il suo corpo martoriato per incarnare gli orrori dei femminicidi, sia tentati sia compiuti, Martina trova le energie e il coraggio necessari per rilasciare un’intervista al quotidiano della sua città d’origine, La Nazione.
“Ricordo tutto, non ho mai perso conoscenza”
«Sto bene», dice, faccio un passo alla volta. Sono un po’ ammaccata, ma sono felice di essere viva». Il ricordo di quel terribile 20 dicembre è nitido, ricostruisce la dinamica dell’aggressione con stupefacente lucidità.
Conserva nella sua mente «tutto, non ho mai perso conoscenza. Ero sulle scale, lui mi è arrivato alle spalle, mi ha chiesto se mi fossi fidanzata e io gli ho risposto che non erano affari suoi e che se non doveva comprare niente allora poteva andarsene. Non ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi. Ha iniziato a colpirmi alle spalle».
«È entrato dopo di me e mi ha colpito con una prima coltellata alla natica e poi sulla parte alta della schiena. Ho cercato di proteggermi come potevo, con le mani e le braccia. Tre miei colleghi sono arrivati ad aiutarmi, rimanendo feriti anche loro. Ho indietreggiato, ma ha continuato a colpirmi e quando sono caduta si è avventato sopra di me».
“Sembrava felice di farmi del male”
«Rideva, sembrava felice di farmi del male. Ho cercato di tenerlo lontano con le gambe, ma mi ha colpito all’orecchio fino a raggiungere la lingua. Il mio fidanzato, insieme a un altro collega, è riuscito a fermarlo e poi è corso da me e mi ha tamponato la ferita. Dopo un minuto sono arrivati i sanitari e mi hanno trasportato all’ospedale».
«Francamente non ho mai pensato che mi potesse fare del male. Certo mi stalkerizzava sui social, era insistente, ma niente di più. Non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere. Forse avrei dovuto sentire qualche campanello d’allarme, non sottovalutare nulla e infatti voglio dire a tutte le donne di denunciare al primo segnale».
«Era geloso e possessivo ma non era violento, non mi ha mai messo le mani addosso. Siamo stati insieme due anni, abbiamo convissuto. Ha conosciuto la mia famiglia, è venuto in vacanza con me e mio padre, a Firenze ha dormito a casa di mia madre. Era impensabile arrivasse a tanto».
Nel suo animo restano intatti i progetti per il futuro: «Rimarrò qui ad Oslo e continuerò a fare quello che facevo prima: studiare e lavorare».