Dietro le luci poetiche di Luci a San Siro, una delle canzoni più amate di Roberto Vecchioni, si cela una storia intensa e personale, che il cantautore ha condiviso in un’intervista al Corriere della Sera con Aldo Cazzullo. Una storia di primo amore, scoperta, perdita e resilienza che attraversa i decenni, intrecciandosi con la sua vita artistica e familiare.
Il primo amore e la nascita di un capolavoro
La donna cantata in Luci a San Siro non è un’invenzione poetica, ma il primo grande amore di Vecchioni. «Siamo stati insieme quattro anni», racconta il cantautore, aggiungendo che con lei ha vissuto la scoperta del sesso: «Un’emozione fortissima. Quando mi lasciò fu terribile. Mi pareva di aver perso l’unica donna del mondo». La separazione avvenne due giorni prima che Vecchioni partisse per il servizio militare al Centro addestramento reclute di Casale Monferrato, un luogo che descrive come «di una tristezza spaventosa».
Proprio durante quel periodo, nacque l’idea di Luci a San Siro, anche se il brano venne scritto non in caserma, ma a casa, durante una licenza. Vecchioni ricorda che inizialmente scrivere di quell’amore finito era quasi impossibile: «Era un sentimento così forte, mi pareva che le parole non bastassero». E le luci di San Siro? Non quelle dello stadio, come molti pensano, ma quelle viste da una collina fatta con le macerie della guerra: «Andavamo là a nasconderci e a fare l’amore. Poi Settimo Milanese, Sesto San Giovanni, il laghetto di Redecesio… strade bellissime, vicende fantastiche».
Il dolore di un padre: il ricordo di Arrigo
Nell’intervista, Vecchioni affronta anche una delle perdite più devastanti della sua vita: la morte del figlio Arrigo, scomparso nel 2023. «Un ragazzo che non apparteneva a questo mondo: discreto, generoso, con un senso dell’umorismo unico», dice il cantautore, descrivendo Arrigo come una persona speciale, soprattutto con i bambini. Le sue parole trovano eco in un verso che Vecchioni aveva dedicato a Van Gogh: «Questo mondo non si meritava un uomo bello come te».
Vecchioni racconta senza filtri il dolore che ancora oggi lo accompagna: «Qualche notte, quando Daria dorme, mi ritrovo a piangere». E affronta un tema delicato come la malattia mentale, invitando a parlarne apertamente: «La malattia mentale viene ancora affrontata come una vergogna; invece se ne deve parlare. Forse io e Daria scriveremo un libro».
Una vita vissuta a cuore aperto
Vecchioni non nasconde nemmeno le sue fragilità: «Un tempo bevevo soprattutto superalcolici. Arrigo soffriva nel vedere il suo papà, una persona importante, che si distruggeva così». Con un candore disarmante, il cantautore riconosce le proprie colpe, ma le intreccia con il coraggio di affrontare un dolore che non si cancella.
Tra passato e futuro
La storia di Roberto Vecchioni è quella di un uomo che ha trasformato le sue esperienze, belle e tragiche, in arte. Dal primo amore alle sue canzoni, passando per le perdite che segnano la sua vita, il cantautore lombardo continua a parlare con una sincerità che arriva dritta al cuore. La sua musica, come la sua vita, è fatta di luci e ombre, ma anche di una straordinaria umanità che lo rende una figura unica nel panorama italiano.