“Stormy” Trump allerta le truppe in vista del suo insediamento, strombazzando spavaldo le sue mire neo-imperialiste. Ne ha per tutti: dal Canada alla Groenlandia, dal Messico a Panama. E non esclude l’uso della forza, persino militare.
Si sa che un conto sono le lisciate al pelo dell’America più guerrafondaia ed espansionista, ben altro oltrepassare i confini di una propaganda strumentale finché il presidente resta Biden. Solo dal 20 gennaio il mondo capirà se esiste concretamente l’orizzonte di una svolta anti-pacifista fino al midollo.
Trump minaccia di usare la “forza economica” contro Ottawa, capitale di un Canada già provato dalle dimissioni del premier Trudeau. “Non abbiamo bisogno dei loro prodotti e abbiamo un deficit commerciale enorme con loro, così come con l’Europa. Potremmo liberarci di quella linea di confine costruita artificialmente e sarebbe anche molto meglio per la sicurezza nazionale“, sostiene The Donald, postando sul suo social Truth una mappa degli Stati Uniti che incorpora la Nazione confinante.
Justin Trudeau è costretto a ribattere, pur conscio della sua debolezza di primo Ministro dimissionario. “Mai e poi mai il Canada farà parte degli Stati Uniti”. La ministra degli Esteri Melanie Jolie è più aggressiva: “Le dichiarazioni del presidente eletto Trump dimostrano una totale incomprensione di ciò che rende il Canada un paese forte. Non ci arrenderemo mai di fronte alle minacce“.
Il 47esimo presidente degli Stati Uniti, quindi, ribadisce di volere riprendere il controllo di Panama: “Trattative in corso”. José Raúl Mulino dichiara che la sovranità del Canale di Panama “non è negoziabile”. Il suo ministro degli Esteri, Javier Martinez-Acha, aggiunge: “Le opinioni di oggi del signor Trump, secondo cui avrebbe discusso di una somma di denaro, non sono vere e non è arrivato alcun tipo di offerta a questo governo e sia chiaro: il Canale appartiene ai panamensi e continuerà a essere così. La conquista del canale di Panama è irreversibile”.
La domanda di un cronista
Trump ipotizza inoltre l’annessione agli Usa della Groenlandia. Un giornalista chiede se si spingerebbe all’uso “della forza militare o la coercizione economica”.
“Non posso dare assicurazioni su nessuna delle due questioni”, risponde il tycoon. “Posso dire questo: ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica. Il Canale di Panama è stato costruito per i nostri militari. Non ho intenzione di impegnarmi su questo adesso… Potrebbe darsi che dovrò fare qualcosa”.
“Golfo d’America, che bel nome!”
Infine, l’intenzione di cambiare il nome al Golfo del Messico: “Lo chiameremo golfo d’America, che bel nome!”. Il ministro dell’Economia Marcelo Ebrard assicura che il Golfo “tra 30 anni si chiamerà ancora come oggi. Useremo sangue freddo, intelligenza e saggezza messicana”.
Sul fronte delle reazioni internazionali, si registra un intervento della Francia: «Escluso che l’Ue consenta ad altri Paesi di violare i suoi confini sovrani», sancisce il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, in riferimento alle minacce di annessione della Groenlandia. «È un territorio dell’Unione europea. È escluso che l’Ue consenta ad altre nazioni, quali che siano, di violare i suoi confini sovrani».