Il “sabato nero” delle Ferrovie mette i bastoni tra le ruote alle mire di Matteo Salvini? Ne è convinta l’opposizione. È una buccia di banana su cui il vicepremier è capitombolato, prima tentando di scaricare la responsabilità sui governi precedenti, poi sul Pnrr.
Il blocco che ha inginocchiato tutto il Nord Italia l’11 gennaio, a quanto pare provocato da un pantografo danneggiato, è una brutta figura anche per tutto l’esecutivo. Ma hanno preso le difese del ministro per le Infrastrutture solo i suoi, i leghisti. Un segnale preoccupante.
Dal Mit (e non per bocca di Salvini) questa autodifesa: «Ci sono 1.200 cantieri aperti, stiamo facendo lavori che non si facevano da decenni». Secondo i salviniani, la programmazione è stata obbligata: «Il Pnrr con le sue tappe forzate e verificate sia per la programmazione che per la realizzazione ha imposto di aprire moltissimi cantieri tutti insieme, per evitare di perdere le risorse disponibili».
Aria fritta per i passeggeri costretti ad attese interminabili e ad arrivi con ore di ritardo, con la beffa della promessa di risarcimenti che, spulciando le procedure, saranno un labirinto burocratico.
Inseguendo Musk
Assist perfetto per i centravanti dell’opposizione: «Il ministro dei Trasporti Salvini forse si è perso con lo sguardo per aria», attacca Giuseppe Conte, «alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie: oggi un’altra giornata nera di ritardi dei treni nell’indifferenza più totale».
«Mentre circa 15 miliardi vengono congelati fra annunci e propaganda sul progetto del Ponte sullo Stretto, vecchio e pieno di criticità, i trasporti per gli italiani sono un inferno quotidiano».
Schlein in area di rigore
Uno a zero, palla al centro. Entra in area di rigore anche Elly Schlein: «Ritardi e cancellazioni anche oggi. Trenitalia suggerisce di evitare spostamenti. E intanto l’unico spostamento che interessa al ministro Salvini è il suo, al Ministero degli Interni. Il peggior ministro dei Trasporti della storia, che si preoccupa solo di come passare da una poltrona all’altra, mentre l’Italia non riesce a muoversi per viaggiare, andare a lavorare o a studiare. Un disastro».
I senatori della Lega in Commissione Trasporti a Palazzo Madama crossano dalle fasce ma, alla fine, centrano solo una traversa: «Dopo decenni di investimenti bloccati e “no”, Salvini sta rimettendo in modo l’Italia. Più di 1.200 cantieri ferroviari, record di treni in viaggio e passeggeri trasportati ogni giorno. C’è chi fa, e quindi deve risolvere problemi gravi ed ereditati, e chi critica dopo aver fallito o essere stato immobile». Sorvolando sul fatto che sono due anni e non due mesi che il Carroccio fa parte del governo, non osiamo immaginare i moccoli che milioni di pendolari tireranno ascoltando quest’alibi deboluccio.
Il pandemonio di sabato 11 gennaio rende incandescenti le poltrone dei vertici di Trenitalia, già tenute d’occhio da un paio di mesi. In bilico ci sarebbe l’amministratore delegato di Trenitalia Luigi Corradi, destinato a Fs International, la newco che riunisce le società estere del gruppo, attivo dal Regno Unito all’Olanda alla Grecia. Incarico di prestigio, ma assai meno operativo dell’attuale.
Gli potrebbe soffiare il posto Gianpiero Strisciuglio, designato da Salvini a maggio del 2023 come amministratore delegato di Rfi, la società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria. C’è inoltre vacante la carica di viceministro dei Trasporti, con Galeazzo Bignami promosso e trasferito a Montecitorio come capogruppo. In pole position pare ci sia il deputato sardo Salvatore Deidda, presidente della commissione Infrastrutture della Camera: un altro in quota FdI spedito a stare alle calcagna di Salvini.