Il mondo dell’arte visiva è in lutto per la scomparsa di Oliviero Toscani, che ha ceduto al male incurabile che gli aveva fatto perdere 40 kg in un anno.
«Non so quanto mi resta», aveva detto pochi mesi fa. «Non ho paura di morire. A volte penso di chiamare il mio amico Cappato». Il fotografo si riferiva a Marco Cappato, leader dell’Associazione Luca Coscioni, che si batte per il diritto all’eutanasia, illegale in Italia.
Un rivoluzionario
L’opera di Toscani è stata quella di un rivoluzionario: ha stravolto i linguaggi della comunicazione pubblicitaria con le sue campagne storiche per Benetton, aggredendo con la sua arte temi come l’antirazzismo, l’Aids, i delitti di mafia.
In fondo poco importa che sia sempre stato strapagato: conosciamo vari personaggi che ha fotografato gratis, per amicizia o per stimolo; sulla sua simpatia e umanità nessuno ha mai avuto da ridire.
Provocatore
L’arte di Toscani forse si può riassumere nel motto francese “épater le bourgeois”, “sbalordire i borghesi”. Come nella sua ultima iniziativa, la mostra intitolata “Cacas”, dedicata alle feci animali. Motivata così dall’autore: «La cacca è l’unica cosa che l’essere umano fa senza copiare gli altri, non c’è niente di più personale e ogni volta è un’opera d’arte».