Home CRONACA Lo strappo di Luca Zaia è un guaio per la Lega in...

Lo strappo di Luca Zaia è un guaio per la Lega in Veneto

Il governatore del Veneto Luca Zaia - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

La palla passa a Matteo Salvini, ma in Veneto giurano che questa “è una partita da dentro o fuori”. Toccherà al segretario della Lega provare a sbrogliare la matassa. Difficile pensare che lo faccia con entusiasmo: lo scenario di una Lega che corre da sola, contro gli storici alleati, nella regione simbolo dell’autonomismo, è una mina vagante.

E la deflagrazione potrebbe essere devastante. Da un lato, si parla di una possibile crisi di governo – ieri già ventilata da Fratelli d’Italia (“Conseguenze anche a Roma”). Dall’altro, si rischia di innescare una bomba culturale nella culla del leghismo.

Sulla carta, il tema non è nemmeno in agenda. Il consiglio federale convocato per domani dovrebbe concentrarsi su “questioni tecniche legate al tesseramento” e al congresso di marzo, quando Salvini chiederà la conferma alla guida del partito. Ma la netta presa di posizione di Luca Zaia e del Veneto sarà difficile da ignorare.

“Nessuno è ricattabile”

E qui si apre un mare di insidie. Per molti esponenti della Lega, il governatore indicato da Fratelli d’Italia significherebbe l’inizio della fine. Oggi la Lega, sommando i consiglieri della lista Zaia (che da sola, cinque anni fa, prese oltre il 44%), controlla 40 seggi in regione. Ma con un cambio di rotta così drastico, per tanti sarebbe “l’uscita di scena”. Uno di loro spiega senza mezzi termini: “Nessuno è ricattabile, nessuno è disposto ad accettare giochetti di un segretario che ha perso potere contrattuale. Se lasciamo il Veneto a Fratelli d’Italia, qui crolla tutto”.

Secondo una stima che circola nei corridoi leghisti, con il 40-43% la Lega potrebbe ottenere circa 30 seggi grazie al premio di maggioranza, lasciandone 13 o 14 a Fratelli d’Italia e Forza Italia, e 7 al Pd. Gli ottimisti sperano che Meloni, responsabile di tenere unita la coalizione, accetti di lasciare il Veneto alla Lega. Ma attenzione: comunque vada, questa vicenda potrebbe scatenare un effetto domino.

E la Lombardia? Dopo il congresso perso da Salvini, la tensione potrebbe tornare a salire. Anche nell’ipotesi migliore – e altamente improbabile – di un passo indietro di Fratelli d’Italia, con la rinuncia alla candidatura in Veneto, resterebbe un grosso punto interrogativo: cosa succede a una Lega che abbandona sia il Veneto che la Lombardia? “Che cos’è una Lega senza queste due regioni?”, si chiede cupo un deputato lombardo. E rincara: “Strano che Meloni non consideri che, oltre Salvini, i governatori di Lombardia e Veneto hanno il potere di destabilizzare il governo. A meno che non sia proprio questo il suo obiettivo”.

Il terzo mandato dei governatori

Il tutto in un clima sempre più teso. Tra chi accusa Salvini di non aver fatto abbastanza per il terzo mandato dei governatori, si rincorrono persino le teorie più bizzarre, come quella di un baratto: “Il posto al Viminale in cambio della pace sul Veneto”. Fantapolitica? Forse, ma rende bene l’idea dell’aria che si respira in un partito in fermento.

A proposito di fermento: secondo AdnKronos, lo scorso 9 gennaio l’Ufficio brevetti e marchi ha approvato la registrazione del logo di Alberto da Giussano, richiesta da Salvini nel 2018. Anche il simbolo della “Lega Salvini premier” e un’altra variante senza la dicitura “Salvini premier” sono stati registrati. Tradotto: nessuno, nemmeno i dissidenti, potrà usare quei simboli contro di lui.

Articolo precedenteDocente arrestata con l’accusa di aver tenuto comportamenti di natura sessuale con alcuni alunni della scuola media dove svolgeva il ruolo di insegnante di sostegno