Matteo Salvini ora vuole risposte. Chiare e veloci. Dopo l’ipotesi di sabotaggi e danni intenzionali alla rete ferroviaria italiana, il ministro dei Trasporti e leader della Lega è passato al contrattacco.
Da giorni è il bersaglio delle opposizioni, accusato per i guasti a catena che hanno mandato in tilt i treni, ma l’esposto presentato da Ferrovie dello Stato in questura cambia lo scenario. I sospetti di manomissioni, per la natura e la frequenza dei guasti, sono ufficialmente nelle mani delle autorità. Salvini non ci sta e pretende chiarezza.
“Risposte rapide e inequivocabili”
“Sabotaggi? Danni volontari? Ritardi organizzati? Fs ha formalizzato i suoi dubbi con un esposto. Voglio risposte rapide e inequivocabili: sarebbe gravissimo giocare una partita politica sulla pelle di lavoratori e pendolari”, ha scritto il vicepremier su X. Poi aggiunge: “Seguo ogni giorno quanto accade sui trasporti e sono pronto a riferire in Parlamento”.
Le tensioni non si fermano qui. Salvini ha risposto anche a Matteo Renzi, che aveva chiesto le sue dimissioni, accusandolo per il caos ferroviario. Con un tono tagliente, il ministro ha ribattuto: “Per rimediare ai danni del malgoverno della sinistra, abbiamo messo in campo un piano da 100 miliardi di investimenti per le ferrovie, con oltre 1.200 cantieri già attivi. Ma Renzi se la prende con me… Non doveva ritirarsi dalla politica?”.
L’ombra del terrorismo?
Nel frattempo, i sospetti di Fs sui presunti sabotaggi sono passati alla procura di Roma, dove sarà aperto un fascicolo. La denuncia è stata affidata alla Digos dalla questura, che sta lavorando su un’informativa da inviare a piazzale Clodio. Non si esclude che si possa ipotizzare, oltre ai reati di danneggiamento e interruzione di pubblico servizio, anche quello di terrorismo, come già accaduto in passato nei procedimenti contro alcuni attivisti No Tav.