Home CRONACA Guerra Netanyahu, Hamas e l’accordo coi piedi d’argilla

Netanyahu, Hamas e l’accordo coi piedi d’argilla

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu - Fonte: Ipa - DIllingernews.it

Nella Striscia di Gaza risuonavano ancora gli echeggiamenti della festa notturna per l’accordo con Israele, quando è arrivata la doccia gelida del premier Netanyahu, che ha accusato Hamas di rinnegare parte dell’intesa per l’armistizio.

Dal suo staff spiegano: il motivo è «la crisi con il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich e gli sforzi di Netanyahu per garantire l’integrità del governo dopo l’approvazione dell’accordo. Smotrich rappresenta una vera minaccia per la sopravvivenza del governo».

Il ricatto

Il ricatto del partito di estrema destra israeliano Religious Zionism, presieduto dal ministro delle finanze Bezalel Smotrich, è rimanere nel governo di coalizione di Benjamin Netanyahu solo se il primo Ministro accetterà il «ritorno di Israele in guerra per distruggere Hamas» dopo la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Lo sostengono i media israeliani.

Come Dillinger ha scritto stamattina, questo cessate il fuoco sembra un gigante coi piedi d’argilla. Com’è credibile un “patto” che verrebbe siglato mentre, in territorio palestinese, 81 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore? Israele avrebbe persino preso di mira uno dei luoghi dove sarebbe tenuta prigioniera una delle donne rapite da Hamas il 7 ottobre. Lo afferma un portavoce delle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas.

Gli Stati Uniti ridimensionano, tentano di gettare acqua sul fuoco. Il portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby si dice fiducioso che l’accordo inizierà ad essere attuato domenica. «Siamo consapevoli delle questioni che il primo Ministro Netanyahu ha sollevato oggi e ci stiamo lavorando. Il nostro team sul campo sta lavorando con lui e il suo team per appianare tutto questo e andare avanti».

Il capo del Mossad David Barnea e il team negoziale israeliano sono ancora a Doha per definire i dettagli dell’accordo, scrive il Times of Israel. Pare che il nodo sia una una disputa su quali prigionieri palestinesi saranno liberati. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha ancora annunciato formalmente l’accordo e ha fatto sapere che si rivolgerà alla nazione solo quando sarà finalizzato. Nel frattempo, il gabinetto di Sicurezza israeliano, che avrebbe dovuto riunirsi questa mattina per dare il via libera formale all’accordo e che poi è stato fatto slittare, non si è ancora riunito.

Il sermone folle dell’ayatollah

Non c’è solo Smotrich a infiammare i fanatismi religiosi. La Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha commentato su X l’accordo di cessate il fuoco dando al fronte di resistenza il merito dell’eventuale ritiro di Israele. “Nei libri sarà scritto che c’era una folla che una volta ha ucciso migliaia di bambini e donne a Gaza! Tutti capiranno che sono state la pazienza del popolo e la fermezza della Resistenza palestinese e del Fronte di Resistenza a costringere il regime sionista a ritirarsi“.

Intanto, la commissaria europea alla gestione delle crisi Hadja Lahbib dichiara che «l’Unione Europea è pronta ad aiutare l’Autorità Palestinese ad acquisire legittimità attuando riforme adeguate. Ciò comporterà ovviamente aiutare l’Autorità Palestinese innanzitutto a mantenere la sicurezza e anche a considerare la governance a Gaza. È chiaro che Hamas non può più svolgere un ruolo di rappresentanza politica, quindi dobbiamo garantire un buon coordinamento». Poi ha evidenziato come da parte palestinese ci sia una «reale volontà di riforma. Dobbiamo guardare al day after, avanzare verso quello che non deve più essere uno slogan, la soluzione dei due Stati, ma diventare una realtà permettendo ai due popoli di vivere fianco a fianco in pace».

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