A meno di 24 ore dal cessate il fuoco, le cronache si focalizzano sul caso Sara Netanyahu, volata a Miami 52 giorni orsono e assente al capezzale del marito anche quando è stato operato alla prostata. Si muove per la perla della Florida scortata da sei guardie del corpo e, scrive Hareetz, alloggia al prestigiosissimo hotel St. Regis.
In patria ha sorpreso non vederla in aula alla prima testimonianza del premier nel processo in cui è imputato per corruzione, frode e abuso di ufficio: tra le imputazioni contestategli, aver ricevuto casse di champagne rosé in cambio di favori. E le bollicine di lusso sarebbero un debole della moglie.
Scandali alle spalle
Qualcuno rievoca lo «scandalo della lavanderia», quando Bibi e Sara se ne erano andati da un albergo di New York solo dopo aver fatto pulire e stirare tutti i vestiti portati in sacchi da Gerusalemme, più di quelli necessari per gli incontri ufficiali.
La testata digitale Al Monitor, imbeccata dallo staff che cura l’immagine di Lady Netanyahu, la giustifica sostenendo che avrebbe partecipato a una cena con Donald Trump nella villa di Mar-a-Lago, dove avrebbe lamentato il dramma dei 97 rapiti.
Il figliol prodigo
In Florida si è trasferito nell’aprile del 2023 il secondogenito Yair. Criticato per essere rimasto negli Stati Uniti anche dopo i massacri del 7 ottobre, aveva rimediato con un breve periodo in Israele per arruolarsi nel servizio di ambulanze civili. A Miami l’hanno visto con la madre e con il barboncino bianco che porta a passeggio, oltre alle sue guardie dei servizi segreti, stipendiate dallo Stato.
I giornalisti israeliani sono dell’opinione che Sara non si sposti dagli Stati Uniti per evitare di essere interrogata dalla polizia: il programma televisivo Uvda (Fatto) ha trasmesso un’inchiesta presunti tentativi di intimidazione contro un testimone e i magistrati incaricati di indagare sul marito.