Donald Trump torna a ribadire la sua intenzione di “mettere fine alla guerra orribile” in Ucraina. Intervenendo in videoconferenza al World Economic Forum di Davos, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato: “Mi piacerebbe incontrare Putin presto”, aggiungendo che anche “l’Ucraina è pronta a un accordo”.
Dalla Russia, la risposta è arrivata immediata. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato: “Siamo pronti a un dialogo paritario e rispettoso con gli Stati Uniti, come avvenuto durante la prima presidenza di Trump”. Tuttavia, nessuna proposta concreta sembra ancora essere sul tavolo. La telefonata tanto evocata tra Trump e Vladimir Putin non si è ancora concretizzata. “Aspettiamo segnali, che non sono ancora arrivati“, ha spiegato Peskov.
Sanzioni e dazi: Trump pronto a fare pressione su Mosca
Trump ha sottolineato che intende utilizzare sanzioni e dazi come leva per spingere la Russia a porre fine al conflitto. Una strategia che, secondo Peskov, non rappresenta una novità: “Nel suo primo mandato, Trump è stato il presidente Usa che ha fatto il maggior uso delle sanzioni. Questi metodi gli piacciono, o almeno gli piacevano”.
La posizione di Trump sulle sanzioni ha trovato un sostenitore nella Nato. Il segretario generale, Mark Rutte, ha dichiarato di essere “molto, molto contento” della fermezza del presidente americano. Tuttavia, il Cremlino interpreta le parole di Trump come una tattica per preparare il terreno a possibili negoziati. “Seguiamo attentamente questa retorica, registriamo tutte le sfumature”, ha aggiunto Peskov.
Tra segnali di distensione e richiami storici
Nonostante le tensioni, Trump non ha mancato di ricordare i momenti di collaborazione tra Usa e Russia. “Non dobbiamo mai dimenticare che la Russia ci ha aiutato a vincere la Seconda guerra mondiale“, ha dichiarato. Una frase che Peskov ha accolto positivamente, aggiungendo che Mosca “non dimenticherà mai” il sostegno ricevuto da Washington durante la guerra contro il nazifascismo. Inoltre, il Cremlino ha espresso la speranza che Trump partecipi alle celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria, in programma a maggio.
Zelensky apre al dialogo, ma chiede garanzie
Sul fronte ucraino, Volodymyr Zelensky ha lasciato aperta la porta alle trattative, ponendo però una condizione chiave: garanzie di sicurezza solide da parte degli Stati Uniti. “Se Trump può garantire una sicurezza forte e irreversibile per l’Ucraina, ci muoveremo su questo percorso diplomatico“, ha dichiarato Zelensky in un’intervista a Bloomberg, sottolineando che le garanzie non devono necessariamente essere legate a un ingresso nella Nato.
Il presidente ucraino ha accennato anche alla possibilità di schierare una forza di peacekeeping con il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Una proposta che però ha incontrato la ferma opposizione della Russia. “Ogni intervento di forze Nato in Ucraina rischia di aggravare il conflitto e portarlo fuori controllo“, ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.
Un cammino diplomatico complesso
Il quadro resta estremamente incerto. Da un lato, Trump cerca di ritagliarsi il ruolo di mediatore, dall’altro, la Russia e l’Ucraina mantengono posizioni ancora distanti. Le richieste di garanzie e l’ombra delle sanzioni rischiano di complicare ulteriormente un dialogo che, al momento, rimane solo un’ipotesi.