La tensione tra magistratura e governo si manifesta in modo chiaro durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. A Napoli, i magistrati del distretto di Corte d’Appello lasciano il Salone dei Busti di Castel Capuano appena il ministro della Giustizia Carlo Nordio prende la parola.
Un gesto simbolico, accompagnato dalla Costituzione stretta tra le mani e indossando coccarde tricolori, per opporsi alla riforma della separazione delle carriere, approvata in prima lettura dalla Camera.
“Il dissenso è il sale della democrazia – commenta Nordio – ma pensare che un ex magistrato come me possa voler umiliare la magistratura è ingiusto. Ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta”. Parole che non placano le critiche verso una riforma vista dalle toghe come un attacco diretto all’indipendenza della categoria.
Lo stesso copione si ripete a Roma, dove un gruppo di magistrati abbandona l’Aula Europa durante l’intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Anche qui, la Costituzione è protagonista, mostrata come simbolo della difesa dei principi democratici.
“Non vogliamo fare una riforma contro i magistrati, ma per i cittadini – dichiara Mantovano –. “Speravamo in un contributo critico da parte della magistratura, non in una contrapposizione”.
Critiche alla riforma e problemi strutturali
Il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, interviene per denunciare i limiti della giustizia attuale: “Le riforme recenti non porteranno un cambio di passo rapido nei tempi della giustizia civile e penale. I risultati ottenuti nell’ultimo anno sono frutto di sforzi straordinari, nonostante vuoti di organico ormai insostenibili sia tra magistrati che personale amministrativo”.
Mentre il governo difende la riforma come un passo verso una giustizia più efficace per i cittadini, la magistratura si compatta in un’opposizione determinata, con gesti simbolici che promettono di alimentare il dibattito pubblico nei mesi a venire. La frattura sembra tutt’altro che sanata.