“Sti cazzi Santanchè, non mi va proprio di parlarne, dai su”. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e in ascesa dentro Fratelli d’Italia, non usa giri di parole e racconta, in modo fin troppo eloquente, l’atmosfera che si respira nel partito sulla ministra del “chi se ne frega”.
Il gelo è palpabile, il malumore diffuso. Nessuno si espone per difenderla, tanti preferiscono svicolare, ma il messaggio è chiaro: con “Dani” è finita. Il rapporto con FdI, che l’aveva accolta dopo l’esperienza (amara) in Forza Italia, sembra ormai ai titoli di coda.
Sostenuta solo dalla “Corrente turistica”
E se i rapporti interni sono ai minimi termini, la situazione giudiziaria non aiuta. Santanchè è rinviata a giudizio per falso in bilancio e ha altri due procedimenti aperti per truffa all’Inps e bancarotta. In Transatlantico, nel partito, nessuno prende le sue difese.
Qualche timido sostegno arriva dalla “corrente turistica” guidata da Gianluca Caramanna e Manlio Messina, ma sono voci isolate. Persino il suo storico sponsor, il presidente del Senato Ignazio La Russa, sembra essersi stancato della vicenda. Lui che aveva giurato che non l’avrebbe mai abbandonata, ora appare più defilato.
A una presentazione a Palazzo Brancaccio sbuffa quando gli chiedono della ministra: “Basta, non ne posso più di parlare sempre dello stesso argomento. L’amicizia prescinde dal fatto politico, sia che rimanga ministra sia che non sia ministra”. Non l’abbandona, ma neanche la difende con la veemenza di un tempo. Segnale che nel termometro della destra qualcosa sta cambiando.
“Agonia infinita”
Gennaro Sangiuliano, l’unico ministro di questo governo costretto a dimettersi – anche se per tutt’altro tipo di vicende – glissa con ironia: “Ora faccio il giornalista, se vuole intervisto qualcuno e glielo chiedo”. Niente da aggiungere. E chi di politica ne sa, come Francesco Storace, è lapidario: “Quel che temo è un’agonia infinita”.
Intanto, nelle chat di FdI, si discute. Il fastidio per la ministra che, nonostante la difesa pubblica del partito, ha finito per mettere tutti in imbarazzo è evidente. Il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, cerca di calmare le acque e frena i malumori interni: “Santanchè non ha detto che se ne frega del partito, ma che non le importa se qualcuno è infastidito. Qualcuno, non il partito”. Ma non esclude nulla, nemmeno le dimissioni.
“Questioni di opportunità”
Meloni, dal canto suo, si è detta ancora “indecisa”. Ma la deadline sembra già fissata: se dovesse arrivare un rinvio a giudizio per truffa all’Inps, la ministra sarebbe costretta a fare un passo indietro. “Ci sono questioni di opportunità – continua Bignami – che riguardano la serenità di chi deve organizzare la propria difesa. Ma spettano solo a lei”.
Gli unici segnali di resistenza arrivano dagli “amici” del settore turistico. Caramanna prova a spostare l’attenzione sui dossier di governo: “Grazie alla determinazione della ministra, dopo anni di attesa arriva il bando per le guide turistiche”. Ma è un’eccezione che conferma la regola. Il vento in Fratelli d’Italia è cambiato.