Con sentenza definitiva, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per l’inquinamento nell’area della Campania nota come Terra dei Fuochi. Strasburgo nella sentenza scrive di un rischio per la vita «sufficientemente grave, reale e accertabile», che può essere qualificato come «imminente».
Il prete che da decenni si batte da Caivano per la bonificazione del territorio, don Maurizio Patriciello, commenta con molta amarezza: «Quante calunnie abbiamo dovuto subire, quante minacce, quante derisioni».
“Sentenza di portata storica”
Per uno dei legali istruttori del ricorso, Valentina Centonze, è una «sentenza di portata storica non solo perché accerta la violazione del diritto alla vita, e quindi che ci sono state delle attività omissive da parte dello Stato italiano che non ha saputo fornire adeguate tutele ai cittadini, ma anche perché sono state date delle prescrizioni allo Stato italiano».
I giudici della Corte affondano il coltello nella piaga delle nostre istituzioni denunciando che «non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi».
«Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato».
Cancri e leucemie
Studi ufficiali oramai ignorati da cinque anni, come quello presentato nel febbraio 2021 dalla Procura di Napoli Nord con l’Istituto Superiore di Sanità, hanno dimostrato la correlazione tra determinati tipi di cancro (al seno e leucemie) e l’alto grado di inquinamento ambientale dovuto soprattutto all’interramento di rifiuti tossici e alla presenza di numerose discariche, legali e abusive.
«Dopo undici anni arriva finalmente una sentenza che attesta come lo Stato italiano non abbia tutelato la salute dei suoi cittadini», dichiara Alessandro Cannavacciuolo, 36 anni, di Acerra, uno dei comuni del Napoletano che rientra nell’area interessata, tra i promotori del ricorso presentato nel 2013. «E ora basta annunci e proclami, bisogna intervenire con le bonifiche e un nuovo e concreto progetto di rilancio di questo territorio».
“Subito la bonifica”
Cannavacciuolo ha vissuto la sofferenza di parenti ammalati e ora si dice solo in parte soddisfatto, «perché negli anni è aumentata la consapevolezza delle persone, ma è lo Stato che ora deve capire che è il tempo di agire».
Colpisce al cuore poi il caso di Enzo Tosti di Orta di Atella, nel Casertano, tra i firmatari del ricorso: gli è stato diagnosticato un linfoma e nel sangue è stata trovata una concentrazione preoccupante di sostanze cancerogene come l’esaclorobenzene. «È passato tanto ma la sentenza è finalmente arrivata. Però la situazione non è cambiata, tra Caserta e Napoli si continua ad ammalarsi, a morire e a sversare rifiuti. Va avviata subito la bonifica dei siti inquinati».
“Negazionisti ignavi”
Don Patriciello non trattiene il suo sfogo: «Quante offese; quante illazioni… I negazionisti, ignavi, collusi, corrotti, ci infangavano… Siamo andati avanti. Convinti. Vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre e delle nostre vite. Grazie a tutti i volontari… Grazie ai medici per l’ambiente… Grazie alle Chiese campane con i loro vescovi e i loro preti».
«Un ricordo commosso va ai nostri morti di cancro. Ai miei fratelli Giovanni e Francuccio. A mia cognata Giuseppina e a mio nipote Severino. Ai tanti, tanti bambini che il cancro ha dilaniato. Un ricordo particolare per il compianto magistrato Federico Bisceglia. A tutti voi che con noi avete lottato, sofferto, ingioiato lacrime e amarezze, un abbraccio grande quanto il sole».
Strumentalizzazione uguale politica
La sentenza di Strasburgo è un asperrimo j’accuse a tutta la classe politica nostrana, passata e presente. Trascende gli schieramenti politici come le strumentalizzazioni da campagna elettorale, fa piazza pulita del trito e ritrito blaterare di “giudici politicizzati”. Rema contro il repulisti delle istanze ambientaliste di un leader della neo-Restaurazione come Donald Trump.
Perché la piaga della Terra dei Fuochi è stata messa da parte da ben 12 governi della Repubblica. Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale campano di Legambiente in Campania, lanciano una difficilmente confutabile accusa: «Una sentenza che richiama alla responsabilità un’intera classe politica bipartisan che per anni ha sottovalutato, nascosto quello che accadeva in quel territorio».
«Dal 2003, anno in cui come Legambiente abbiamo coniato il termine nel nostro rapporto Ecomafia, raccogliendo le denunce che arrivavano dai nostri circoli presenti sul territorio, si sono succeduti 12 governi nazionali e 5 a livello regionale senza trovare un “vaccino” efficace contro il virus Terra dei Fuochi».
Legambiente: “Ora ecogiustizia”
«Chiediamo che in quei territori venga da subito attuata la sentenza, che impone una strategia globale, l’istituzione di un monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica. Deve essere fatta davvero ecogiustizia, a partire da una accelerazione seria, efficiente ed efficace della bonifica e con la chiusura del ciclo dei rifiuti. Lo dobbiamo ai tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza».
Ma ci sono nomenclature a Palazzo che proprio non riescono a capire quanto possa essere un boomerang scaricare le responsabilità alle amministrazioni che li hanno preceduti.
Il vicepresidente della Commissione Ecomafie, Gerolamo Cangiano, di Fratelli d’Italia, è il primo a non vedere la buccia di banana: «È inaccettabile che i cittadini campani siano stati lasciati soli per anni a fronteggiare una situazione figlia della criminalità organizzata e dell’inerzia di chi avrebbe dovuto intervenire prima». Mio caro Cangiano, siete al potere da due anni, avreste potuto muovere il sedere voi.
«Oggi, sotto il Governo Meloni», insiste un po’ patetico il politico, «la lotta ai reati ambientali e alla salvaguardia della salute pubblica è una priorità assoluta. Come vicepresidente della Commissione Ecomafie, posso assicurare che stiamo lavorando su un’inchiesta specifica dedicata alla Terra dei Fuochi, con un focus particolare sul gravissimo problema dell’inquinamento delle falde acquifere». Campa cavallo…
“Pianificare adeguate risorse”
Al deputato e responsabile Sud della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino spetta l’arringa funzionale alle opposizioni: «La sentenza dalla Corte europea per i diritti umani è chiara: l’Italia deve con urgenza inderogabile dare risposte ai cittadini della terra dei fuochi. Chi ci vive lo sa».
«Ora chiediamo che il Governo si attivi con tutte le istituzioni e gli enti competenti per porre in essere misure a sostegno delle popolazioni locali, per ridurre l’inquinamento, per il ripristino delle condizioni di salubrità e per un attento monitoraggio della salute degli abitantıi.
«Vanno pianificate adeguate risorse con la consapevolezza che bisogna poi proiettarle nel medio e lungo periodo. Chiediamo dunque che dopo questo pronunciamento il governo ci dica come intende rispettare questa sentenza».
Risvolti bipartisan
Di grazia, almeno la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno inquadra la questione in un piano bipartisan : «Il pronunciamento della Corte europea dei diritti umani è perentorio e inequivocabile. Il Governo e tutti gli attori istituzionali si confrontino per attuare un piano che contrasti concretamente l’inquinamento, salvaguardi il territorio e la salute pubblica».
«La questione riguarda 3 milioni di persone e un tessuto urbano, agricolo e sociale in cui si registra, come rilevato dalla Cedu, un aumento dei tassi di cancro e dell’inquinamento delle falde acquifere».