Giorgia Meloni non ci sta. L’iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato nell’ambito della discussa liberazione del generale libico Osama Almasri arriva contemporaneamente a un rapporto Istat che dà il Pil italiano a crescita zero. Uno smacco, peggio di noi nell’Ue solo la Germania. Scaltra e sicura di montare su un cavallo vincente fin dal primo governo Berlusconi, la premier si concentra sul metodo e accantona il merito.
«Quello che sta accadendo è un danno alla nazione, alle sue opportunità e questo mi manda ai matti». Giorgia passa al contrattacco cogliendo l’occasione dell’evento La Ripartenza, organizzato dal giornalista Nicola Porro.
“All’estero è diverso”
«Il mondo è tornato a puntare sull’Italia, sulle nostre imprese, c’è qualcosa che è cambiato. C’è un governo che cerca di creare le condizioni di credibilità e stabilità. In questo scenario ieri mi ritrovo sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata e se in Italia i cittadini capiscono perfettamente quello che sta accadendo, all’estero non è la stessa cosa».
«Prendiamo quello che fa un pezzetto della magistratura. Alcuni giudici, pochi, vogliono decidere le politiche industriale, ambientale, dell’immigrazione, come riformare la giustizia. Vogliono governare loro. Ma c’è un problema, se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa, se sbagliano nessuno può fare o dir niente. In nessun paese al mondo le cose funzionano così, i contrappesi servono a questo. Se alcuni giudici vogliono governare si candidino».
Penelope e l’Olimpico
«Agli italiani dico: finché ci siete voi ci sono anche io, non intendo mollare di un centimetro almeno fino a quando saprò che la maggioranza degli italiani è con me. Alcuni italiani ti remano contro e smontano tutto il lavoro che fai: in confronto a me Penelope avrebbe tessuto le tende dello stadio Olimpico…».
«La battaglia che noi stiamo cercando di condurre è forse anche più grande di un programma di governo, direi che va anche oltre la destra e la sinistra, perché è la battaglia per un’Italia normale e io penso che anche a sinistra ci sia un sacco di gente che vorrebbe un’Italia normale».
«Cioè un’Italia normale nella quale una persona per bene non debba avere paura dello Stato, non debba avere paura della giustizia, non debba avere paura del fisco, non debba avere paura della burocrazia, un’Italia nella quale non sia più considerato normale o comunque inevitabile, perché noi parliamo come se fossero cose normali, di cose che normali non sono».