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Caso Almasri, denuncia all’Aia contro il governo italiano: ma la Corte smentisce indagini

Il Guardasigilli Carlo Nordio - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

La Procura internazionale dell’Aia ha ricevuto una denuncia sull’operato del governo italiano in relazione alla vicenda del generale libico Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e rimpatriato dall’Italia con un volo di Stato.

L’accusa riguarda un presunto “ostacolo all’amministrazione della giustizia” ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma, ma fonti della Corte hanno precisato che non è stato aperto alcun fascicolo e non ci sarà un’indagine contro l’esecutivo italiano. Si tratta, spiegano, di una delle tante segnalazioni ricevute, senza che vi siano state decisioni in merito.

La denuncia – riportata da Avvenire – è stata trasmessa dall’Ufficio del Procuratore al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale. Tra i nomi indicati figurano Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, i quali proprio ieri hanno riferito in Parlamento ricostruendo i fatti.

La vicenda approderà anche a Strasburgo, dove martedì il Parlamento europeo discuterà il caso su richiesta del gruppo The Left. Gli eurodeputati Danilo Della Valle e Gaetano Pedullà (M5S) hanno spiegato che il dibattito riguarderà la protezione del diritto internazionale e il ruolo della Corte Penale Internazionale.

L’accusa e la ricostruzione della denuncia

L’atto è stato presentato dai legali di un rifugiato sudanese che nel 2019 aveva denunciato alle autorità internazionali le torture subite da Almasri. Nelle 23 pagine depositate all’Aia, gli avvocati affermano che il governo italiano non avrebbe rispettato gli obblighi internazionali, trattenendo Almasri dal 6 al 18 gennaio e rimpatriandolo invece di consegnarlo alla Corte Penale Internazionale.

Nel dossier si ipotizza un abuso di potere da parte dell’esecutivo e si richiama l’articolo 70 dello Statuto di Roma, che sanziona chi ostacola la giustizia internazionale.

L’inchiesta di Roma e la reazione del governo

Parallelamente, la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi per favoreggiamento e peculato. Secondo il procuratore Francesco Lo Voi, si tratta di un “atto dovuto”, mentre dal governo si parla di una scelta politica: “Atto voluto”, dicono le fonti dell’esecutivo, che contestano duramente l’indagine.

Tajani attacca: “Indagare la Corte Penale”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha risposto con durezza alle ipotesi di un’indagine internazionale sul governo italiano: “Forse bisognerebbe aprire un’inchiesta sulla Corte Penale Internazionale”, ha dichiarato, sollevando dubbi sulla gestione del caso da parte dell’Aia.

Nordio: “Dispiace che Almasri sia libero, ma la legge va rispettata”

Intervenuto a Un Giorno da Pecora su Radio Rai, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito la sua posizione: “Vorrei che ogni criminale fosse processato e punito, ma secondo le regole”. Il riferimento è alla presunta irregolarità del mandato della CPI su Almasri: “I tribunali esistono perché devono rispettare le leggi”.

Se accettiamo l’idea che un torturatore vada punito senza garantire procedure regolari, allora deleghittimiamo l’intero sistema giudiziario internazionale”. Alla domanda se gli dispiaccia che, per un vizio procedurale, Almasri sia ora libero, Nordio ha risposto: “Certo che mi dispiace”.

Le opposizioni all’attacco: “Meloni venga in Parlamento”

Nel frattempo, le opposizioni continuano a chiedere chiarezza. Elly Schlein (PD) ha sottolineato che “Giorgia Meloni deve rispondere di questa vicenda. Basta nascondersi”, mentre Giuseppe Conte (M5S) ha replicato alle dichiarazioni di Tajani: “No, ministro Tajani, non è la Corte Penale Internazionale che deve essere indagata. Siete voi che dovete rispondere di questa violazione gravissima”.

Anche Peppe De Cristofaro (AVS) ha incalzato il governo: “Ieri alla Camera e al Senato è andato in scena il teatrino dell’assurdo, con due ministri che non hanno risposto alla domanda più importante: siamo sotto ricatto delle milizie libiche? Giorgia Meloni si assuma le sue responsabilità”.

Il caso Almasri continua dunque a scuotere il governo, con ripercussioni che potrebbero arrivare fino ai vertici europei.

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