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Ursula von der Leyen e 79 Paesi contro le sanzioni di Trump all’Aia, ma non l’Italia

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

È evidente che la bega internazionale intorno al caso Almasri abbia impuntato il governo Meloni sulla firma alla dichiarazione congiunta di 79 Paesi, avverso le sanzioni comminate da Donald Trump.

Nordio & Co. sembrano fare un po’ il gioco delle tre carte, un giorno scagliandosi contro l’Aia, l’altro moderando i toni. Giorgia non avrà filo da torcere a giustificarsi con l’ala più sovranista del suo elettorato per non avere siglato un documento approvato invece da Francia, Germania, Spagna e persino la Gran Bretaga della Brexit. Il suo solito problema saranno i moderati, vedasi Forza Italia.

È stata Ursula von der Leyen a motivare su X l’iniziativa: “La Cpi garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale. L’Europa sosterrà sempre la giustizia e il rispetto del diritto internazionale. È un organo che dà voce alle vittime in tutto il mondo. E deve poter portare avanti liberamente il suo lavoro».

Sulla dichiarazione congiunta, si legge che le sanzioni “compromettono gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo, oltre ad aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale”.

“Discriminazione contro i cristiani”

L’ordine esecutivo firmato da Trump contro la Cpi denuncerebbe la “discriminazione contro i cristiani». La Corte dell’Aia avrebbe intrapreso “azioni illegittime e prive di fondamento contro l’America e il nostro stretto alleato Israele, abusando del suo potere con l’emissione di mandati di arresto privi di fondamento ai danni del primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. La Corte penale internazionale non ha giurisdizione sugli Stati Uniti o su Israele: è un pericoloso precedente”.

Trump minaccia «conseguenze tangibili e significative» per i responsabili della Cpi. Le azioni possono includere il blocco di proprietà e beni e il divieto di ingresso negli Stati Uniti per funzionari, dipendenti e parenti della Corte.

Il premier Netanyhau, ossequioso, ringrazia sentitamente il presidente degli Stati Uniti.

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