
Tre scritte in lingua slava sono apparse nella notte sulla Foiba di Basovizza, luogo simbolo delle violenze contro gli italiani sul confine orientale. Tra queste, il motto dei partigiani jugoslavi “Morte al fascismo, libertà al popolo”, la frase “Trieste è nostra”, e una terza, più enigmatica, che recita “Trieste è un pozzo”.
Un gesto che arriva a pochi giorni dal Giorno del Ricordo, la commemorazione ufficiale delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, in programma il 10 febbraio. La Digos di Trieste ha aperto un’indagine per individuare i responsabili, mentre operai incaricati dal Comune hanno rapidamente avviato la rimozione delle scritte.
La reazione politica: “Un oltraggio alla nazione”
L’episodio ha scatenato reazioni dure dal mondo politico, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che ha parlato di un atto «di gravità inaudita»: «La Foiba di Basovizza è un luogo sacro, da onorare con il silenzio e con la preghiera. Oltraggiare questo monumento con scritte ripugnanti non significa solo calpestare la memoria delle vittime, ma offendere la nazione intera».
Sulla stessa linea il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha definito l’atto vandalico «un’offesa alla memoria storica e al dolore di chi ha vissuto quel dramma».
Frassinetti: “Un gesto inaccettabile”
A Basovizza è attesa oggi Paola Frassinetti, sottosegretaria alla Pubblica Istruzione, che ha immediatamente condannato il gesto: «Un vile atto di vandalismo, inaccettabile in un momento in cui si cerca di costruire una memoria condivisa. Offende il ricordo delle vittime e ostacola il percorso di riconciliazione».
Frassinetti incontrerà alcune scolaresche proprio sul luogo dello sfregio, per un’iniziativa didattica sul significato della tragedia delle foibe.
Un atto premeditato?
L’attacco al monumento nazionale di Basovizza, che in passato è stato già oggetto di atti vandalici, riapre vecchie ferite mai del tutto rimarginate nei rapporti tra Italia e Slovenia. Se il movente dietro l’episodio sia un gesto isolato o un’azione premeditata, spetterà alle indagini della Digos stabilirlo. Quel che è certo è che il clima attorno al Giorno del Ricordo si fa sempre più teso.