Ci tocca rievocare il 2009 per ricordare un Festival di Sanremo con un po’ di pepe, con Paolo Bonolis e la sua arguzia nello stuzzicare chiunque abbia a tiro. Il 75esimo appuntamento con la canzone italiana di Carlo Conti, Antonella Clerici e Gerry Scotti suona come una somministrazione di calmanti a un’Italia allergica agli imprevisti, tranne rarissime eccezioni.
Il bravo presentatore alla sua quarta avventura sul palco dell’Ariston incespica subito in un problema tecnico, che lo ammutolisce per 20 secondi lasciandolo a gesticolare invano. L’entrata in scena di Antonella Clerici strappa un sorrisetto non tanto perché i due compagni d’avventura si mimetizzano da Blues Brothers indossando occhiali neri, quanto per l’azzardo dell’abito fasciante e luccicante, che riscatta tute e pantofole delle casalinghe disperate davanti ai teleschermi.
Il superospite Jovanotti irrompe intorno alle 22:30, ora cruciale per i dati Auditel, in abito coperto d’oro come probabilmente il suo cachet, nonostante a spingerlo lì sia soprattutto la promozione del suo nuovo album. Lo accolgono come il Messia delle danze scatenate, lui ce la mette pure tutta ma è segnato dai postumi dell’incidente: la voce è zoppicante, nell’ultimo brano incorre in una stecca dopo l’altra.
Conti rivaleggia con Fabio Fazio, portavoce laico del Papa, aggiudicandosi un intervento ecumenico di Francesco, portatore non contagioso della pace nel mondo. Ed è un altro colpaccio per gli ascolti, che Carletto sostiene non siano il suo principale obiettivo (e chi cce crede?).
Da sempre il festival delle mises, femminili quanto maschili, questo Sanremo è dominato dal nero e dal bianco. Sarà la nostalgia della tv pre-colori, che sfinava di più le silhouettes. Un paio di botte di rosso (Rose Villain e Serena Brancale), Lucio Corsi posseduto dallo spirito di David Bowie e Brunori Sas in giacca di raso marron. Il massimo delle emozioni per oltre 4 ore e mezza di show.
Parola d’ordine per praticamente tutte le concorrenti, aderenze e trasparenze. Dalla cougar Marcella Bella alla decana Giorgia, dalla stragnocca Clara alla sirenetta Elodie non c’è spazio per la sobrietà di una Fiorella Mannoia o per la classe di una Patty Pravo (che la stessa Elodie copia facendo ghirigori con le mani).
Quanto alle canzoni, è paradossale che Massimo Ranieri rappresenti quasi l’unico vero “neomelodico”. La tagliola sanremese delle armonie abusate falcidia e inibisce Francesco Gabbani, Irama, Simone Cristicchi e persino Achille Lauro, dismessi i look provocatori per trasformarsi in un “uomo in frac”.
Rocco Hunt si dimentica i sottotitoli in italiano per le parti in dialetto e nessuno ci capisce un tubo, eccetto i napoletani. Tony Effe come Fellatio, allusa chiaramente in una strofa del suo pezzo, ma anche come Fiorini (Lando) per il romanesco folkloristico. In un mare di prevedibilità si chiamano un po’ fuori almeno i Coma Cose e Joan Thiele, bella voce e ottimo tocco sulla sua chitarra elettrica.
Non resta che riportare la classifica provvisoria dei primi cinque artisti, selezionati dalla sale stampa, radio e web in ordine sparso e non in graduatoria. Sono Brunori Sas, Giorgia, Simone Cristicchi, Lucio Corsi e Achille Lauro. Mercoledì 12 parte la competizione delle Nuove proposte e tornano 15 dei 29 big in lizza. Speriamo portino un po’ di colore sul palco.