Donald “The Boxer” Trump non è insediato alla Casa Bianca da nemmeno un mese, ma ha già dimostrato al mondo che, finora, si era solo scherzato. Con lui meno chiacchiere e più fatti, vedasi la tregua tra Israele e Hamas. Il 47esimo presidente non molla la presa sulla Russia per arrivare allo stesso risultato nel conflitto con l’Ucraina.
Vladimir Putin si arrocca e pretende condizioni per trattare, Volodymir Zelensky, per la prima volta da due anni e mezzo, ha indicato su una cartina geografica i territori oggetto di una trattativa, unico atto che pare semi-concreto nella partita a scacchi con lo zar del Cremlino.
Trump raccoglie d’altronde i timori di Kiev sullo spettro di un’esclusione dai negoziati: «L’Ucraina ne farà parte», assicura. Poi inciampa in un momento d’ingenuità, dichiarandosi convinto che Putin «voglia la pace: penso che me lo direbbe se non la volesse».
Londra appoggia Kiev
Zelensky ha dalla sua parte anche il Regno Unito, glielo ha garantito il premier Keir Starmer in una telefonata. «L’Ucraina è in un percorso irreversibile verso la Nato, come concordato dagli alleati al vertice di Washington dello scorso anno. Londra darà sostegno concreto a Kiev per tutto il tempo necessario».
Un importante incontro bilaterale
C’è sicuramente grande attesa per gli esiti della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, con ordini del giorno cruciali quali i rapporti tra Ue e Usa, le spese per la difesa e l’avvio dei negoziati per la pace in Ucraina. A margine della riunione, che vedrà molti incontri collaterali, è previsto un bilaterale tra Zelensky e il vicepresidente americano J. D. Vance.
Il giovane numero 2 dell’amministrazione Trump, 40enne, prima di volare a Monaco non le ha mandate a dire a Mosca: «Abbiamo leve di pressione economiche e, naturalmente, leve di pressione militare». Putin avvisato, mezzo salvato: possibili sanzioni economiche o invio di truppe americane in Ucraina, se il presidente russo non accetterà un negoziato di pace che garantisca l’indipendenza a lungo termine di Kiev.