
Giorgia Meloni tramava da giorni un piano per video-collegarsi con Donald Trump al Cpac (Conservative Political Action Conference) di Washington. In una data scelta non a caso: sabato 22 febbraio alle 12 (le 18, ora italiana). Perché si chiuderà la convention dei conservatori ed è prevista la partecipazione del presidente degli Stati Uniti.
Poi è scoppiato il pandemonio per l’inaudito attacco di The Donald a Zelensky, marchiato a fuoco come «dittatore senza elezioni e comico mediocre», con tutte le carte in tavola a sparigliarsi e la notizia che Emmanuel Macron e Keir Starmer la prossima settimana saranno alla Casa Bianca.
Un tavolo trilaterale tra tre potenze atomiche, Wahington, Parigi e Londra, che crea difficoltà alla premier italiana, finora “eletta” come interlocutore di riferimento dagli Usa con l’Europa. Meloni non si perde d’animo e azzarda un’idea quasi impossibile: volare oltreoceano per partecipare a un incontro presidiato dal popolo “Maga” (Make America Great Again).
L’incognita von der Leyen
Interviene Italo Bocchino, volto televisivo del melonismo, amico di Palazzo Chigi. A Otto e mezzo, allude a una «sorpresa» americana di Meloni imminente. Ma i dubbi sono sulla realizzabilità sono fondati. Lo staff della presidente del Consiglio dovrebbe riuscire a organizzare un incontro con il presidente Usa in poche ore. In più, c’è il rischio di esporsi con l’Europa, già fredda con la leader di Fratelli d’Italia. In particolare, mandare in collera Ursula von der Leyen, con cui deve comunque trattare.
Nel contempo, è indetta una riunione del Consiglio dei ministri sulla rottamazione delle cartelle, vessillo di Matteo Salvini. Premier e vicepremier si staccano dal gruppo e Giorgia confida al leader della Lega il suo imbarazzo per le ultime prese di posizione di Trump. Finora ha scelto la linea del silenzio ma, pare, più per i dubbi su come collocarsi che per scelta motivata. Non può permettersi il minimo strappo con l’Europa, tuttavia non può smentire la strategia che l’ha portata, unica leader dell’Ue, all’election day di Trump.
Trapela una frase a Salvini: «Nessuno capisce davvero come finirà. Cerchiamo di non sbilanciarci, come governo. Teniamo un profilo basso. Fallo anche tu, è fondamentale. Non mettermi in difficoltà». Il ministro per le Infrastrutture fa cenno di sì con il capo, poco dopo incrocia i cronisti e fa l’opposto: «Ho enorme stima di Trump. In poche settimane sta facendo più di Biden in quattro anni. Nell’interesse di tutti, a partire dall’Occidente, e quindi anche nostro».