Friedrich Merz ce l’ha fatta. Dopo una campagna elettorale tesa come poche, il leader della Cdu-Csu porta il suo partito alla vittoria con il 28,6% dei voti, sigillando un successo che definisce “storico”.
Ma il dato che fa tremare la Germania è un altro: l’AfD raddoppia i consensi e si afferma come secondo partito con il 20,8%, un risultato che manda in frantumi molte certezze politiche e avvicina l’ultradestra al centro del potere.
Dietro il trionfo della coalizione conservatrice, la disfatta dell’Spd di Olaf Scholz, che precipita al 16,4%, pagando il prezzo di un governo considerato debole e inconcludente. “Un’amara sconfitta”, ammette il cancelliere uscente con un volto tirato, mentre il suo partito annuncia un cambio generazionale per provare a rialzarsi.
L’ultradestra cresce, ma non esplode: AfD al 20,8%, il cordone sanitario reggerà?
I numeri confermano il trend che da mesi si intuiva nei sondaggi: l’AfD cresce a livelli mai visti, ma non sfonda oltre il 20%, soglia psicologica che avrebbe fatto saltare ogni argine politico. Alice Weidel, leader della formazione di estrema destra, esulta: “Un risultato storico, siamo pronti a governare”, e manda un messaggio chiaro agli altri partiti: “Le nostre mani sono tese”.
Il vero nodo sarà capire se il cordone sanitario che fino ad oggi ha isolato l’AfD reggerà ancora. Nel frattempo, gli Stati Uniti guardano con interesse: Elon Musk e J.D. Vance hanno già fatto sapere da che parte stanno.
La disfatta di Scholz e l’Spd in crisi nera
Se l’ultradestra festeggia, nel quartier generale della Willy Brandt Haus il clima è da funerale politico. Olaf Scholz ha perso, e lo sa. Il cancelliere uscente ha rivolto un augurio formale al vincitore, consapevole che per lui è finita. Nessun colpo di scena, nessun tentativo di restare in gioco: Scholz tornerà un semplice parlamentare.
Il presidente dell’Spd, Lars Klingbeil, annuncia che il partito è pronto a rinnovarsi: “Serve un cambiamento generazionale”. Ma con questi numeri, la strada per tornare competitivi sembra lunga e tutta in salita.
I numeri finali: chi entra e chi resta fuori dal Bundestag
Cdu-Csu: 28,6% (+4,5% rispetto al 2021)
AfD: 20,8% (+10,4%)
Spd: 16,4% (-9,3%)
Verdi: 11,6% (-3,1%)
Linke: 8,8% (+3,9%)
Fuori dal Parlamento, per una manciata di voti, il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), che si ferma al 4,97% e manca per un soffio la soglia di sbarramento. Stessa sorte per i liberali dell’Fdp, crollati al 4,3%, una disfatta che porta Christian Lindner ad annunciare l’addio alla politica.
E ora? Trattative lampo per il governo, ma senza i Verdi
Merz ha poco tempo per godersi la vittoria: le trattative per la formazione del governo iniziano subito. “Il mondo non ci aspetta, la Germania deve avere un governo affidabile. Lo avremo entro Pasqua“, ha promesso.
L’opzione più probabile? Una Grosse Koalition tra Cdu e Spd, l’unica che garantirebbe stabilità. Ma molto dipenderà dal destino della BSW, che potrebbe ancora rientrare nel Bundestag con il riconteggio dei voti.
Intanto, il leader della Csu, Markus Söder, è categorico: “Niente accordi con i Verdi, devono andare all’opposizione”.
Trump benedice il voto: “Grande successo per la Germania e per l’America”
La vittoria di Merz e l’ascesa dell’AfD non passano inosservate oltreoceano. Donald Trump ha già salutato il risultato come “un grande successo per la Germania e per l’America”.
L’ombra del tycoon si allunga sempre di più sull’Europa, mentre Berlino si prepara a una nuova era politica. Sarà Merz a riportare la Germania alla stabilità o sarà l’AfD a dettare l’agenda? Il gioco è appena iniziato.