Volodymyr Zelensky rilancia e spiazza tutti: “Se serve che lasci questa sedia, sono pronto a farlo. Posso anche scambiare la mia posizione con l’adesione dell’Ucraina alla Nato”. Un’affermazione forte, pronunciata nel corso del forum Ucraina: Anno 2025, in risposta a una domanda sulle garanzie di sicurezza che Kiev chiede a Donald Trump.
Il presidente ucraino ha ribadito la sua gratitudine per il sostegno ricevuto dalle amministrazioni Biden e Trump, ma ha sottolineato la necessità di ottenere garanzie concrete: “Voglio che ci sia comprensione reciproca con Trump“, ha dichiarato, rivelando di aver invitato l’ex presidente americano in Ucraina. “Forse verrà, o forse andrò io a Washington. Sarebbe molto utile“, ha aggiunto, lasciando aperto uno spiraglio per un possibile incontro.
Minerali e sicurezza: il delicato equilibrio con gli USA
Un altro dossier caldo nei rapporti tra Kiev e Washington riguarda l’accesso degli Stati Uniti alle risorse minerarie ucraine in cambio di assistenza per la sicurezza. Secondo Zelensky, i negoziati stanno facendo progressi, ma il leader ucraino mette in chiaro un punto: “Non firmerò qualcosa che sarà pagato da dieci generazioni di ucraini”, un chiaro riferimento alla richiesta di Trump di un accordo da 500 miliardi di dollari, considerata eccessiva da Kiev.
“Siamo pronti a condividere le risorse”, ha dichiarato Zelensky, ma a una condizione: che Washington garantisca prima che Putin “ponga fine alla guerra”. Intanto, secondo l’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, l’accordo sui minerali potrebbe essere firmato già entro la settimana.
Nuovi colloqui USA-Russia e la posizione ambigua di Trump
Mentre l’Ucraina cerca di rafforzare la sua posizione con gli alleati, sul fronte diplomatico si avvicina un nuovo round di colloqui tra Usa e Russia, previsto per la fine della prossima settimana. Secondo un funzionario russo citato dalla Tass, gli incontri saranno a livello di direttori politici, segno che le trattative vanno avanti, anche se lontano dai riflettori.
E proprio dal mondo trumpiano arriva una dichiarazione destinata a far discutere. “La guerra è stata provocata. Questo non significa necessariamente che sia stata provocata dalla Russia“, ha detto Witkoff in un’intervista alla Cnn.
“All’epoca c’erano conversazioni sulla possibilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Questo è diventato una minaccia per i russi”. Un’affermazione che sembra riecheggiare la narrativa di Mosca e che conferma come Trump voglia presentarsi come il vero “pacificatore” della guerra in Ucraina.
L’Ucraina cerca un’alternativa a Starlink: i rapporti con Musk sempre più tesi
Un altro fronte di tensione è quello tra Kiev e Elon Musk, proprietario di Starlink, il sistema di telecomunicazioni satellitari fondamentale per l’esercito ucraino. Il ministro della Difesa Rustem Umerov ha confermato che il governo sta già lavorando a una “alternativa”: “Le alternative esistono. Una soluzione c’è già e presto ne sveleremo i dettagli“, ha dichiarato in conferenza stampa.
L’insofferenza di Kiev nei confronti di Musk non è una novità. Il miliardario ha più volte espresso posizioni critiche sulla guerra e il suo rapporto con Trump complica ulteriormente il quadro. Se l’Ucraina dovesse effettivamente trovare un’alternativa a Starlink, sarebbe un segnale chiaro di un progressivo sganciamento da un’azienda che, fino a poco tempo fa, era considerata essenziale per le operazioni militari ucraine.
Un’Ucraina tra incertezze e mosse strategiche
Le parole di Zelensky sulla sua disponibilità a dimettersi per l’ingresso nella NATO sono il segnale di un leader consapevole delle difficoltà, ma anche disposto a giocare il tutto per tutto per garantire un futuro al suo Paese. Tuttavia, tra i negoziati sulle risorse minerarie, i rapporti sempre più complessi con gli Stati Uniti e la ricerca di una nuova indipendenza tecnologica da Starlink, l’Ucraina si trova in un momento di delicata transizione.
Nel frattempo, il dialogo tra USA e Russia va avanti, con Trump che continua a lanciare messaggi ambigui. Ma la domanda resta sempre la stessa: quanto sarà disposto l’Occidente a sostenere Kiev, e a che prezzo?