«Respinta? Sììì!!! Oh Madonna, 206 no, 134 sì e un astenuto… È andata alla grande!». Poco prima delle 19, Daniela Santanché tira un sospiro di sollievo: la Camera ha bocciato la mozione di sfiducia individuale.
La sua Kelly di Hermès color borgogna, stesso tono del blazer di alta moda, «l’ho messa in bella vista, sullo scranno. Sì, ho una collezione di borse, è chiaro? Mio padre, ottavo figlio di contadini, mi ha insegnato che si ruba solo quel che si nasconde e io non ho nulla da nascondere».
«Io sono l’emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento pla-sti-ca-men-te. Sono il vostro male assoluto. Sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene e sono anche quella del Twiga e del Billionaire, che voi tanto criticate».
E qui si sente forte e chiara la voce di Angelo Bonelli, di Avs: «Pensi alle famiglie dei suoi cassintegrati!».
Al centro dell’emiciclo, con accanto una Anna Maria Bernini a testa china, Santanchè implora il Parlamento perché non diventi «una Corte di giustizia nelle mani di qualche pm e giudice che appartengono a correnti politicizzate». Interrotta dai boati e dalle risate del M5S, si lancia nella mozione degli affetti: «Questa è una confessione. Ci vuole una grande forza per non impazzire e continuare questa battaglia. E sapete da chi mi viene?». Un deputato stellato: «Da Dio!».
«Guardate, sono anche la stessa persona che molte volte anche qualcuno di voi ha chiamato al telefono, ma mi fermo qua, perché anche se voi non lo pensate sono una signora». Le accuse di Schlein contro «la ministra del falso» e i sospetti di Conte, che evoca una Giorgia Meloni «sotto ricatto», l’hanno fatta sorridere.
Il passaggio che a Palazzo Chigi hanno ascoltato con maggiore attenzione è quello in cui l’imprenditrice conferma l’impegno di lasciare il governo se sarà rinviata a giudizio sulla presunta truffa all’Inps. Da una parte assicura di non voler essere un problema per la premier, dall’altra la sfida: «Farò una riflessione, per valutare le mie dimissioni. Ma lo farò da sola, lo farò solo con me stessa, non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o paventati ricatti».
Quel giorno «il cuore prevarrà sulla ragione» e a guidarla saranno «solo il rispetto per il mio presidente del Consiglio e l’amore per il mio partito».