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Livelli essenziali di assistenza, la Lombardia scivola al sesto posto: “Sono cose assolutamente inaccettabili”, protesta Attilio Fontana

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - Fonte: Ipa - DIllingernews.it

L’ultimo rapporto pubblicato dal Ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza (Lea) nella Sanità pubblica spacca le regioni, puntando il dito sull’avanzamento delle cure ospedaliere a fronte dell’ arretramento su prevenzione e gestione nei distretti

La Lombardia arretra di 4,6 punti nella graduatoria, al sesto posto. Il presidente della regione Attilio Fontana: “Sono cose assolutamente inaccettabili. I parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della Sanità, sono cose cervellotiche che hanno l’obiettivo di penalizzarci. Sono dati che si fondano su questioni che non c’entrano niente, codici interpretabili in differenti modi, tra diverse aziende sanitarie e Regioni. Non può essere questo il metodo di giudizio del funzionamento della Sanità”.

Sufficienza per 13 regioni su 21

Stando ai dati del 2023, 13 regioni italiane su 21 (considerando Trento e Bolzano come separate) hanno ottenuto la sufficienza basata sulla valutazione di 24 indicatori, raggruppati in un punteggio per macroaree: ospedalizzazione, prevenzione e territorio.

Emergono passi in avanti sulla capacità del Sistema Sanitario Nazionale di intervenire in modo tempestivo sui ricoveri, dalle urgenze ai tumori. Su altri aspetti invece come le vaccinazioni, gli screening oncologici e la capillarità dell’assistenza verso località remote o pazienti non autosufficienti, la strada è ancora lunga.

Veneto al primo posto

Il Veneto conquista il primo posto tra le regioni sulle cure sanitarie, seguito da Toscana e dalla provincia autonoma di Trento. L’Emilia-Romagna scivola dal primo al quarto posto con un arretramento di 2,4 punti, soprattutto sul fronte dell’assistenza.

Il Lazio registra risultati negativi nell’assistenza territoriale ma guadagna terreno sugli indicatori ospedalieri. A superare il punteggio minimo di 60 punti su 100 in ciascuna delle macroaree sono anche Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Campania, Puglia e Sardegna.

Le bocciate

Otto regioni sono state giudicate insufficienti in almeno una o due macroaree. La Valle d’Aosta risulta sottosoglia sia sul fronte delle cure ospedaliere, sia sulle prestazioni a livello di distretti territoriali. Abruzzo, Calabria e Sicilia mancano gli obiettivi su prevenzione e assistenza territoriale mentre Bolzano, Liguria e Molise sulla prevenzione. La Basilicata è bocciata invece sui distretti.

Sul rafforzamento dell’assistenza primaria stentano a decollare poi altre riforme che incrociano l’opposizione dei sindacati di categoria. Tra queste spicca la revisione dello status giuridico della medicina generale con il passaggio dal convenzionamento alla dipendenza, una modifica normativa che dovrebbe consentire ai medici di base di operare nelle Case di comunità.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato in una recente intervista a Sky TG24 come la pandemia abbia messo in evidenza sia i punti di forza sia le criticità del sistema sanitario. “Le luci sono gli operatori, i medici, gli infermieri che durante la pandemia hanno dimostrato il loro valore, la loro professionalità e dedizione. Non ci siamo dimenticati di loro, a dimostrarlo la giornata di ieri, molto importante, in cui abbiamo incontrato tutte le federazioni e gli ordini. Le ombre riguardano la scarsa organizzazione e la mancanza di una medicina territoriale forte”. Per risolvere queste criticità, “stiamo intervenendo con i fondi del Pnrr”.

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