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Meloni a Starmer: “Evitare che l’Occidente si divida. L’obiettivo è una pace giusta per l’Ucraina”

Sull’uscio del numero 10 di Downing Street, ad attenderla, c’è Keir Starmer. Giorgia Meloni, in bianco, si ferma un attimo: qualcosa cattura la sua attenzione. “È uno dei famosi gatti…”, dice il premier britannico, indicando un felino. “Io ne ho due”, risponde la presidente del Consiglio con un sorriso appena accennato. Un momento di leggerezza che dura un istante, perché dietro la formalità dell’incontro c’è una partita politica delicata.

Starmer e Macron

Starmer, insieme a Emmanuel Macron, sta tessendo una tela europea alternativa alla linea di Donald Trump. L’obiettivo dichiarato è una “pace giusta e duratura” per l’Ucraina, senza umiliare Volodymyr Zelensky. Ma il Regno Unito e la Francia stanno giocando d’anticipo, bruciando i tempi delle altre cancellerie, compresa Roma. E questo a Meloni non va giù. La premier italiana non intende accodarsi all’Eliseo e, di conseguenza, neanche a Londra, che ormai si muove in perfetta sintonia con Parigi. Il motivo è chiaro: Meloni non vuole mettersi in rotta di collisione con Trump, che continua a dettare la linea sul fronte transatlantico.

La sua è quella che viene definita la “strategia del ponte”. Un tentativo di mantenere un equilibrio tra il sostegno a Kiev e la necessità di non compromettere i rapporti con Washington. Ma la realtà dei fatti è un’altra: Francia e Regno Unito si sono presi la scena, mentre il resto d’Europa si posiziona a seconda delle proprie convenienze. Con un dato evidente: tra le nazioni che mostrano meno entusiasmo per un coinvolgimento pieno a fianco dell’Ucraina – fatta eccezione per Viktor Orbán e Robert Fico – ci sono proprio gli italiani.

Le parole di Giorgia Meloni

Un protagonismo, quello britannico, che Meloni fatica a digerire. Lo lascia intendere anche nel messaggio che affida ai cronisti dopo il faccia a faccia con Starmer: “In questo momento è molto importante che ci parliamo, che ci coordiniamo. Grazie per aver convocato il vertice. Siamo tutti molto impegnati per l’obiettivo che vogliamo raggiungere, cioè una pace giusta e duratura per l’Ucraina”. Parole misurate, ma che trasmettono la distanza rispetto alla linea più decisa del fronte franco-britannico.

Fuori da Downing Street, intanto, sventolano bandiere ucraine ed europee: il ciclone Trump ha rimesso in moto l’asse Bruxelles-Londra-Parigi. Quando Meloni si siede nello studio di Starmer, mantiene il copione già adottato nei giorni precedenti. Non prende posizione netta né a favore di Zelensky né contro Putin, preferendo giocare la carta dell’unità transatlantica. “Penso che sia molto importante evitare il rischio che l’Occidente si divida”, spiega. “Ho proposto una riunione tra gli Stati Uniti e i leader europei perché se ci dividiamo saremo tutti più deboli. E penso che in questo il Regno Unito e l’Italia possano svolgere un ruolo importante nella costruzione di ponti”.

Parole che suonano come un tentativo di restare al centro della partita, senza però sbilanciarsi troppo. Ma la realtà è che la partita, almeno per ora, la stanno giocando altri.

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