Un infarto fulminante, almeno questa è l’ipotesi principale. Ma la morte di Carmine Gallo, 66 anni, avvenuta ieri mattina nella sua casa di Garbagnate Milanese, non verrà liquidata con una semplice spiegazione di morte naturale. Troppi elementi in ballo. Troppa pressione negli ultimi mesi. E un’inchiesta pesante sulle spalle. Per questo la Procura di Milano ha aperto un fascicolo – senza ipotesi di reato né indagati – per chiarire ogni dettaglio sulla scomparsa dell’ex poliziotto, che fino a pochi anni fa era un nome di spicco nelle forze dell’ordine prima di finire agli arresti domiciliari per associazione a delinquere e accesso abusivo ai sistemi informatici.
Gallo, un passato tra polizia e dossieraggi illegali
Gallo aveva passato una vita a servire lo Stato, fino a quando la sua carriera ha preso una svolta diversa. Dopo il ritiro dalle forze dell’ordine, era diventato il capo dell’agenzia investigativa Equalize, finita sotto la lente della magistratura per un presunto giro di dossieraggi illegali. Secondo l’accusa, sarebbe stato lui il “dominus” della macchina che raccoglieva informazioni riservate, insieme a Enrico Pazzali, autosospesosi da presidente della Fondazione Fiera Milano dopo l’esplosione dello scandalo.
Era conosciuto e rispettato Gallo, sia nel suo ambiente che nel quartiere. Sotto casa, in via Paolo Borsellino, per tutto il giorno si sono radunati amici, parenti ed ex colleghi, increduli per la sua morte improvvisa. “Uno che ha fatto tanti favori a tutti, sempre disponibile”, raccontano in tanti.
E c’è chi non esclude che Gallo avesse molto da dire: aveva raccontato di star lavorando a un libro di memorie, con aneddoti e segreti della sua carriera. Tra i più leggeri, ricordava quello dell’impermeabile prestato a Patrizia Reggiani durante il caso Gucci, mai più restituito. Ma c’è chi si spinge oltre: “Se parlava lui, in tanti dovevano avere paura…”, azzarda qualcuno.
Autopsia e analisi su cibo e farmaci: tutti i dubbi della Procura
A seguire il caso sono il procuratore capo di Milano Marcello Viola, la pm di turno Giancarla Serafini e il pm titolare dell’inchiesta sugli hacker Francesco De Tommasi. Oggi verrà aperto un fascicolo per poter svolgere l’autopsia e i test tossicologici, necessari per accertare le reali cause della morte. Ma non solo: gli inquirenti hanno disposto il sequestro dei farmaci presenti in casa, degli avanzi della cena di sabato sera, oltre che del cellulare della moglie, Lucrezia, per analizzare gli ultimi contatti.
A indagare sono il nucleo investigativo e il Ros dei carabinieri, che hanno chiesto alla moglie se avesse notato qualcosa di strano negli ultimi tempi. Lei, però, ha escluso qualsiasi anomalia. Chi l’ha sentita parla di una donna distrutta, incapace di parlare per il dolore. Aveva vissuto sempre accanto al marito, con cui aveva cresciuto tre figli, tra cui un poliziotto.
Ora l’inchiesta prosegue senza il principale indagato, ma con i suoi verbali e il mistero della sua morte.