Amanda Sandrelli ha la voce spezzata, il cuore carico di ricordi che si accavallano in un turbinio di emozioni e a raccontarlo è Candida Morvillo. Giovanni non c’è più, e il vuoto che ha lasciato è di quelli impossibili da colmare. “Sono cresciuta con lui dagli 8 ai 13 anni, eravamo sempre appiccicati. Dormivamo in due letti a castello, stavamo insieme da mattina a sera. Quando sei così legato a qualcuno negli anni della crescita, ne conosci a fondo il cuore. Lui conosceva il mio, io il suo”, racconta l’attrice, ancora incredula di fronte a questa scomparsa improvvisa.
“Ho quattro fratelli, li amo tutti allo stesso modo e con ognuno ho un rapporto speciale, ma con Giò la cosa speciale era aver condiviso quei cinque anni. Eravamo diversi ma complementari: io casinara, viva, aperta; lui timido, intelligentissimo, più bravo di me a scuola. Io ero una pippa in matematica, lui un genio, l’unico che riusciva a farmi capire qualcosa anche da grande”.
Quel primo incontro e l’amore fraterno nato all’istante
Amanda e Giovanni erano coetanei, figli di mamme diverse, eppure si sono riconosciuti al primo sguardo. “Era il 1972 quando nostro padre gli disse: ‘Domani ti porto a conoscere tua sorella’. Lui rispose: ‘Non sono figlio unico?’”. Poi il viaggio in auto da Milano a Roma, e il colpo di fulmine tra quei due bambini. “Iniziammo subito a parlare fitto fitto, innamorandoci l’uno dell’altro all’istante. Eravamo diversi, ma molto compatibili, ed entrambi avevamo bisogno di un fratello o di una sorella. Io ne avevo appena avuto uno da mamma, ma era un neonato. Giò, invece, era un coetaneo: una cosa forse unica al mondo. Stavamo in classe insieme, eravamo compagni di banco. Papà ci portava a scuola tenendoci per mano, Anna ci portava su un’auto sportiva gialla, decappottabile. Lei e Giovanni mi hanno accolta in casa loro senza sapere altro di me se non che ero la figlia di Gino. E questo è stato sufficiente per aprirmi le porte con affetto, in un momento che per me, piccola e lontana da casa, era molto difficile”.
“Giovanni sapeva dire sempre la cosa giusta”
Quel legame è rimasto solido anche negli anni successivi. “Sapere che lui c’era era una sicurezza. Sapeva dire sempre una cosa bella al momento giusto. Era la persona più buona e generosa che abbia mai conosciuto. Aveva grandi talenti e capacità dal punto di vista musicale e della scrittura, ma era schivo, troppo buono, disinteressato alla competizione. E per questo ha avuto meno di quanto avrebbe meritato. Mi dispiace tanto per questo, oltre che per la sua fine ingiusta”.
E poi il pensiero va a chi oggi resta, a chi porta il peso più grande: “Penso a mio padre e a sua madre, che hanno 90 e 87 anni: a quell’età, si è fragili e io ora devo tenere la barra dritta per loro”.
Le immagini che restano: le vacanze, i panini divisi e l’ultimo incontro
Il dolore si mescola ai ricordi. C’è una foto che in queste ore sta facendo il giro del web: Gino Paoli sdraiato sulla sabbia, con Amanda e Giovanni piccoli seduti sulla sua schiena. “Eravamo nella cala di Joncols, in Spagna. Una vacanza bellissima. Papà era sub, lo accompagnavamo sempre in questi viaggi di immersioni in cui ci annoiavamo perché stavamo sempre a girare col canotto aspettando che riemergesse. Ma quella volta il posto era selvaggio e potemmo rimanere in spiaggia con dei suoi amici simpaticissimi”.
E poi c’è il ricordo della loro prima vacanza di studio a Londra. “Eravamo alloggiati in famiglie diverse, io ero disperata che Giovanni non fosse con me e lui aveva un host che gli preparava dei panini stupendi, mentre a me davano delle schifezze orrende che buttavo via. Allora, Giò mi portava parte dei suoi panini”.
L’ultima volta che si sono visti è stato a fine gennaio. “Eravamo felici perché ci siamo detti che, a maggio, avremmo passato insieme qualche giorno, perché sarei stata a Milano in teatro”.
Adesso resta solo il silenzio e una consapevolezza difficile da accettare. “Se lo meritava tutto, l’affetto che in queste ore ci stanno dimostrando. Voglio ringraziare tutti quelli che gli hanno voluto bene. Giò lo merita”.