Colpo di scena nell’inchiesta riaperta sull’omicidio di Chiara Poggi: i reperti custoditi nell’ufficio corpi di reato del Tribunale di Pavia, tra cui il pigiama che la vittima indossava al momento dell’omicidio, sono stati smaltiti nel 2022. Una procedura standard per motivi logistici dopo sentenze definitive, ma che ora pesa come un macigno sulle nuove indagini a carico di Andrea Sempio. Gli investigatori stanno cercando di raccogliere il maggior numero di materiali possibili da altre fonti giudiziarie e investigative, mentre il caso, apparentemente chiuso con la condanna di Alberto Stasi, si riapre con nuovi dettagli e teorie mai del tutto approfondite.
La teoria del doppio killer e il DNA di Sempio
A distanza di 18 anni dal delitto, torna d’attualità una teoria avanzata cinque anni fa dai carabinieri di Milano e all’epoca bocciata dai magistrati: l’ipotesi del doppio assassino. Nel 2020, il Nucleo Investigativo segnalava nella sua informativa numerose “anomalie” nell’inchiesta che aveva portato alla condanna di Stasi, suggerendo che il giovane potesse aver avuto un complice. Tra gli elementi citati, il DNA riconducibile ad Andrea Sempio sotto le unghie della vittima.
Tuttavia, nella richiesta di archiviazione, il gip Pasquale Villani aveva respinto categoricamente queste ipotesi. Il procuratore aggiunto Mario Venditti e il giudice avevano escluso la presenza di un secondo aggressore, ritenendola inverosimile: “Il piccolo disimpegno che dà accesso alle scale, dove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara, e al bagno, era talmente cosparso di sangue che sarebbe stato impossibile per chiunque attraversarlo senza sporcare le scarpe. La presenza di più persone avrebbe ingombrato ancora di più quello spazio, rendendo irrealistico il passaggio di un secondo individuo senza lasciare tracce”.
Le telefonate sospette e il rifiuto della Procura
Un altro elemento che i carabinieri avevano indicato come potenzialmente rilevante per indagare su Andrea Sempio erano le tre telefonate fatte a casa Poggi il 7 e l’8 agosto 2007, appena prima del delitto. Ma per la magistratura si trattava di suggestioni senza fondamento investigativo.
Nel provvedimento di archiviazione, si legge: “La telefonata sospetta avviene in realtà una settimana prima dei fatti; ed è vero che le chiamate tra Sempio e la famiglia Poggi erano poco frequenti, ma ciò è normale in un piccolo centro abitato, dove i ragazzi si incontrano spesso di persona senza dover prima accordarsi per telefono”.
La richiesta di considerare la chiamata come un possibile “errore” è stata bollata come una congettura senza elementi concreti.
Garlasco, gli elementi della Procura
Oggi, però, la Procura di Pavia sembra aver trovato nuovi elementi che potrebbero dare un altro peso ai vecchi indizi. Se cinque anni fa la tesi del complice di Stasi era stata respinta, ora gli inquirenti ipotizzano nuovi scenari e stanno cercando riscontri che potrebbero riaccendere il caso. Un’eventualità che, a distanza di quasi due decenni dall’omicidio, potrebbe riscrivere la storia del delitto di Garlasco.