La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro medici accusati di omicidio colposo in relazione alla morte del giornalista Andrea Purgatori. A rischiare il processo sono il professor Gianfranco Gualdi, uno dei più noti radiologi italiani, i suoi collaboratori Claudio Di Biasi e Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Il prossimo 19 settembre, i quattro dovranno presentarsi davanti al giudice per l’udienza preliminare, che deciderà se mandarli a processo.
L’inchiesta: diagnosi sbagliata e cure inappropriate
Secondo il sostituto procuratore Giorgio Orano e l’aggiunto Sergio Colaiocco, i medici avrebbero sbagliato diagnosi e somministrato terapie errate, con conseguenze fatali per Purgatori. Dalla perizia stilata dai consulenti della procura emerge che, pur essendo affetto da tumore polmonare metastatico, il giornalista è deceduto a causa di una endocardite infettiva, un’infezione al cuore che non sarebbe stata individuata in tempo per essere curata adeguatamente con antibiotici.
L’errore diagnostico sarebbe avvenuto già l’8 maggio 2023, quando Purgatori è stato sottoposto a una risonanza magnetica. Il giorno seguente, il professor Gualdi avrebbe diagnosticato senza margini di dubbio una metastatizzazione cerebrale. Questo portando il paziente a sottoporsi a radioterapia, una terapia che – secondo l’accusa – si basava su un referto redatto con imperizia, negligenza e imprudenza. Anche dopo una TAC effettuata a giugno 2023, Gualdi e Di Biasi avrebbero confermato l’errore.
Le immagini, secondo i periti della procura, dimostrerebbero che le lesioni cerebrali erano di natura ischemica, ma nei referti non ci sarebbe alcuna menzione di questa patologia. Purgatori ha continuato a seguire le terapie prescritte, ma senza miglioramenti. A quel punto si è rivolto anche al cardiologo Guido Laudani, suo medico di riferimento nei ricoveri precedenti nella clinica Villa Margherita.
Il presunto occultamento dell’errore diagnostico
La situazione è precipitata l’8 luglio 2023, quando Purgatori è stato ricoverato d’urgenza all’Umberto I. In ospedale era presente anche Di Biasi, che avrebbe avuto un ruolo chiave in un tentativo di occultamento dell’errore diagnostico. Secondo l’accusa, il medico avrebbe falsificato un referto per nascondere lo sbaglio, attestando falsamente che nel cervello di Purgatori era presente un “diffuso coinvolgimento secondario eteroplasico”, quando invece le lesioni ischemiche erano chiaramente visibili.
Per questo motivo, oltre all’accusa di omicidio colposo, Di Biasi dovrà rispondere anche di falso.
Il prossimo 19 settembre, il giudice per l’udienza preliminare deciderà se i quattro medici dovranno affrontare un processo per la morte di Andrea Purgatori.