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Le falle della sicurezza Usa fanno tremare Trump: ecco lo scandalo che travolge la Casa Bianca

Dopo il caos del cosiddetto Signalgate, ora arriva anche lo Spiegelgate. Secondo quanto rivelato dal settimanale tedesco Der Spiegel, i dati privati di alcuni dei più stretti consiglieri per la sicurezza di Donald Trump – incluso il numero di cellulare, gli indirizzi email e perfino alcune password – sarebbero accessibili online. E sì, parliamo degli stessi funzionari coinvolti nella controversia per i piani d’attacco contro gli Houthi diffusi su Signal.

Ecco le falle della Casa Bianca

La rivista tedesca ha condotto un’indagine utilizzando motori di ricerca commerciali e database hackerati disponibili in rete. Riuscendo così ad accedere a dati sensibili riconducibili a figure di vertice della sicurezza Usa: Mike Waltz (consigliere per la sicurezza nazionale), Tulsi Gabbard (capo dell’intelligence), Pete Hegseth (segretario alla Difesa). Una triangolazione perfetta: gli stessi tre che, qualche giorno fa, si scambiavano informazioni classificate in una chat criptata su Signal, nella quale era stato erroneamente incluso anche il direttore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg.

Nonostante la smentita formale del portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale – “Le password sono state cambiate prima che Waltz entrasse in Congresso nel 2019” – Der Spiegel sostiene il contrario. Molti degli account e indirizzi sarebbero ancora attivi. Peggio: alcuni sono collegati a servizi cloud come Dropbox, usati per lo scambio di documenti. Mentre altri risultano registrati su app che tracciano spostamenti, o su piattaforme come WhatsApp, Instagram, LinkedIn e Signal.

I rischi per i Paesi nemici di Trump

Il rischio, secondo lo Spiegel, è che i servizi segreti di Paesi nemici degli Stati Uniti (Iran e Russia in testa) stiano già sfruttando queste falle per infettare dispositivi e intercettare comunicazioni. E se il sospetto fosse vero, non sarebbe escluso che durante le conversazioni su Signal, agenti stranieri fossero già all’ascolto.

Nessuno dei tre funzionari coinvolti ha voluto replicare alle richieste di commento. Intanto, però, lo Spiegel rilancia l’allarme: non solo questi dati sono esposti. Ma molti degli account associati continuano a essere usati senza apparenti misure rafforzate. Un’ingenuità che stride con la delicatezza del ruolo ricoperto.

Il precedente è noto: Waltz, qualche giorno fa, ha aggiunto per errore Goldberg al gruppo Signal in cui erano in corso le discussioni riservate sugli attacchi americani agli Houthi. Attacchi che, come ha ricostruito The Atlantic, erano dettagliatamente illustrati nei messaggi della chat e che si sono poi concretizzati il 15 marzo. Il bilancio, secondo gli Houthi, è tragico: circa cinquanta morti e oltre cento feriti. Ma il prezzo più alto, in termini di sicurezza, potrebbe ancora dover essere pagato.

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