Home CRONACA Musk evangelizza la lega in perfetto stile fuffa world

Musk evangelizza la lega in perfetto stile fuffa world

Elon Musk, l’avatar definitivo del capitalismo giocoso, l’uomo che vende razzi come se fossero NFT, ha fatto irruzione — virtuale, s’intende — nel congresso della Lega. No, non è uno sketch di “Boris”, è l’Italia del 2025.

Non ha toccato suolo padano, niente selfie con il casaro di Pontida né foto con la felpa “Milano”. Ma c’era. In carne, ossa e pixel. Collegato in streaming, come uno di quei prof di liceo che durante il lockdown ti spiegavano Kant da una stanza buia mentre il cane abbaiava dietro. Eppure: Musk ha parlato. E Salvini ha ascoltato, rapito come un bambino davanti a un distributore di snack intelligenti.

L’elogio della libertà (a geometria variabile)

Musk ha esordito con un’ode alla libertà di parola. Una libertà assoluta, purificata da ogni filtro. In pratica: “Ditela come vi pare, anche se è una cazzata”. Un discorso che avrebbe potuto entusiasmare Rousseau, se Rousseau fosse stato CEO di Tesla e postasse meme cringe su X.

Peccato che il suo concetto di libertà assomigli più a un algoritmo impazzito che a un principio costituzionale: tutto è concesso, basta che non metta a rischio i suoi investimenti. Lo applaude Salvini, commosso, perché è la stessa logica che applica da anni alle sue dirette su TikTok.

Terrorismo, immigrazione e il grande complotto del pensiero unico

Poi Musk si fa cupo. Avverte che il terrorismo in Europa è in aumento. Dice: “Se va avanti così, vi troverete le bombe sotto casa.” E non è metafora: la dice proprio così. A Firenze. Con la voce di chi ha appena visto un episodio di 24 e ora crede che Jack Bauer sia un buon ministro degli Esteri.

Passa all’immigrazione. E anche qui, il copione è noto: “Troppi arrivi, perderete la vostra identità.” Detto da un uomo nato in Sudafrica, residente negli USA, con passaporto canadese e visione globale dell’umanità. Ma si sa: l’identità è sacra, purché sia quella degli altri.

Per finire, se la prende con chi sostiene la guerra in Ucraina. Li chiama “malvagi”. Già: chi non è d’accordo con lui è malvagio. Musk sta diventando un supereroe Marvel al contrario. Elon “Moral Compass” Musk.

E infine: i dazi. Perché, ovviamente, tutto parte sempre dai soldi

Musk parla anche di commercio, perché dietro ogni utopia c’è sempre un margine di profitto. Vorrebbe eliminare i dazi tra UE e USA. Dice: “Una zona di libero scambio sarebbe fantastica.” Sottotesto: fateci vendere le nostre auto elettriche senza tutte queste rotture. Salvini annuisce forte. Fa finta di capire. Poi corre a twittare “free trade for free minds” con la bandiera italiana e un razzo emoji.

Lega e Musk: un match fatto nell’alt-right dei sogni

Questa scena è perfetta. Un partito che ha costruito il proprio brand sul folklore e le paure del piccolo borghese si fa benedire dal guru californiano che sogna di scaricare la coscienza umana su un disco rigido. È il nuovo ordine mondiale: lo stivale e la Silicon Valley, insieme, contro il pensiero critico.

E il pubblico? Applaude. In sala e su X. Perché l’Italia non ha più bisogno di capire: le basta sentire. E Musk si sente bene. Dice quello che molti pensano e che pochi dovrebbero dire. È l’algoritmo che ti consola mentre ti deruba.

Chiusura? Nessuna. Questo è solo l’inizio.

Musk non è un imprenditore. È un virus culturale. È il meme che governa. La Lega non è un partito. È un commento Facebook con diritto di tribuna. Insieme, sono l’anticamera dell’intrattenimento politico definitivo.

Non ti cambiano la vita, ma ti fanno sentire parte di qualcosa. Anche se non sai bene cosa. Anche se puzza di naftalina e di microchip bruciati.

Benvenuti nel 2025. Dove l’ideologia è un plug-in. E l’Italia? È solo un server stanco, pieno di bug, che ogni tanto si riavvia da solo. Sperando che qualcuno, da qualche parte, abbia ancora voglia di programmare davvero

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