Trump detta le regole: o paghi, o compri gas.
Mentre le borse tremano e il mondo cerca una sedia libera nel gioco geopolitico delle tariffe, Donald Trump rilancia: più dazi, meno diplomazia, zero dubbi.
Nel mirino c’è la Cina, ovvio. Ma anche l’Unione Europea. Colpevoli, secondo l’ex presidente e attuale demiurgo della politica estera USA, di aver “sfruttato l’America” per anni. Come? Vendendo auto, esportando standard, chiedendo protezione NATO e mandando poco in cambio.
Trump la fa semplice: “Abbiamo pagato per difendervi, e voi ci avete fregato nel commercio”.
Ora il conto è arrivato.
La minaccia alla Cina è chiara: o abbassano le loro tariffe del 34% entro domani, o gli rifiliamo un altro 50% in faccia.
Con l’Europa invece si usa il guanto vellutato del ricatto energetico. Altro che trattati: “Volete far sparire il deficit? Comprate energia da noi”.
Gas, petrolio, carbone liquido. L’America ce l’ha, ne ha “più di chiunque altro”, e vuole che lo compriamo noi. Subito.
Bruxelles propone un abbattimento reciproco dei dazi su chimica, farmaci, plastica, gomma.
Trump sorride, poi sbuffa: “Non basta”.
E rilancia: “L’UE è stata creata per fregarci”.
È chiaro che questo non è più commercio. È una forma sofisticata di conquista.
Prima ti creo un problema (dazi, sanzioni, guerra commerciale). Poi ti vendo la soluzione (energia americana, accordi “bilanciati”).
È la logica del padrone di casa che ti invita alla cena, ma se non porti una bottiglia pregiata, ti lascia fuori al freddo.
E in tutto questo, l’Italia è spettatrice. Un Paese che vive di export, ma che non ha una voce.
Che subisce il braccio di ferro tra giganti, sperando che qualcuno non gli spezzi le dita.
Ma è chiaro: non si tratta più di economia. Si tratta di dominio.
Chi detta il prezzo dell’energia, detta anche le regole della pace