Home CRONACA Lettera dal purgatorio del precariato al Presidente Mattarella. “Non ci sentiamo più...

Lettera dal purgatorio del precariato al Presidente Mattarella. “Non ci sentiamo più maestri di nessuno”

È arrivata una lettera. Ma non da uno studente modello, né da un preside in cerca di visibilità.

È arrivata da loro: i docenti precari italiani.

La notizia — pubblicata da Open — racconta di un messaggio collettivo indirizzato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Non è una supplica, ma un grido composto. Una resa amara e dignitosa.

Scrivono: “Non ci sentiamo più maestri di nessuno”.

Firmata da oltre 2.000 insegnanti, la lettera denuncia la condizione cronicamente provvisoria di chi vive da anni nella terra di nessuno del sistema scolastico.

Supplenti che tappano buchi, migrano da una provincia all’altra, affrontano concorsi a raffica come prove di sopravvivenza, senza mai arrivare a una stabilità.

Chi educa il futuro lo fa con un contratto a tempo.

E con una dignità a perdere.

Lo Stato-padrone chiama “servizio” quello che è sfruttamento elegante.

Ti chiede missione, vocazione, pazienza.

Ti paga male. Ti tratta peggio. Ti illude a rotazione.

Una girandola infinita di chiamate temporanee, titoli svalutati e concorsi-lotteria.

Mattarella ha sempre avuto parole nobili per la scuola.

Ma le parole, lo sanno anche i bambini, devono diventare fatti.

E se a parlare è sempre chi sta in cattedra col culo protetto da un contratto blindato, allora chi è davvero maestro?

In questi mesi, giustamente, abbiamo sentito e letto dichiarazioni solenni a difesa delle forze dell’ordine.

Proteggerli è un dovere dello Stato. Sacrosanto.

Ma — se possiamo permetterci — chi protegge le forze dell’istruzione?

Chi tutela le migliaia di donne e uomini che ogni giorno costruiscono futuro con le mani nude e il cuore impastato di frustrazione?

Un Paese che blinda chi reprime, ma ignora chi educa, non è sicuro.

È solo armato.

E un’arma, senza coscienza, è solo un potere che non sa dove andare.

I docenti sono l’altra polizia: quella invisibile, che difende i bambini dall’ignoranza, dalla violenza, dall’indifferenza.

Ma nessuno li scorta. Nessuno li celebra. Nessuno li stabilizza.

La lettera è un atto di resistenza silenziosa.

Dice che questo sistema non regge più.

Che la scuola italiana è costruita su un paradosso: pretende stabilità educativa, ma offre solo instabilità professionale.

Il danno non è solo per i docenti. È per i ragazzi.

Perché se chi insegna è precario, anche ciò che insegna rischia di diventarlo.

Svalutato. Sottopagato. Invisibile.

E allora eccoli lì, i docenti, che scrivono a Mattarella come si scrive a un padre che si rispetta, ma da cui ci si aspetta qualcosa.

Un segnale. Un gesto. Un po’ di verità.

Articolo precedenteEcco le novità ne caso La Russa jr e Gilardoni sull’accusa di stupro
Articolo successivoAltro che ripartenza, l’impero Ferragni crolla: tagli, silenzi e bilanci fantasma