Alberto Stasi resta al centro di una battaglia giudiziaria che sembra non finire mai. A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, per il quale è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, la Procura generale di Milano ha chiesto di negargli la semilibertà. Il motivo? Un’intervista rilasciata lo scorso 30 marzo alle Iene, che secondo i magistrati non era stata autorizzata.
Dietrofront su Stasi
A differenza di quanto sostenuto dal suo legale Glauco Gasperini al termine dell’udienza – che parlava di un parere «parzialmente positivo» – la sostituta procuratrice generale Valeria Marino ha invece chiesto esplicitamente il «rigetto» dell’istanza. E in subordine ha domandato un rinvio del procedimento per approfondire proprio le circostanze dell’intervista, concessa durante un permesso ma senza alcuna autorizzazione formale da parte della direzione del carcere di Bollate.
È l’unica nota stonata in un percorso che, almeno sulla carta, sembrava orientato verso la concessione della misura. Stasi, 41 anni, è detenuto dal 2015 e da oltre un anno esce regolarmente per lavorare come contabile in un’azienda, attività che svolge con costanza e senza segnalazioni negative. Le relazioni degli operatori penitenziari e degli educatori sono tutte favorevoli. E lo stesso Stasi non ha mai smesso di dichiararsi innocente: l’ha fatto ancora una volta anche nell’intervista andata in onda su Italia 1, in cui ha ribadito la sua versione dei fatti.
Ma proprio quel passaggio televisivo potrebbe costargli caro. Perché il regolamento prevede che ogni comunicazione pubblica, soprattutto con i media, venga preventivamente approvata. E invece nulla, in questo caso, sarebbe stato comunicato ai vertici dell’istituto penitenziario. Da qui il parere negativo del magistrato di sorveglianza.
L’udienza
L’udienza si è svolta a porte chiuse. Stasi non era presente in aula. Ora i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano si sono riservati la decisione: si attendono sviluppi nei prossimi cinque giorni.
La vicenda giudiziaria di Stasi – condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 – continua dunque a tenere banco. Tra chi lo considera ancora oggi colpevole senza ombra di dubbio. E chi, invece, vede nella sua condanna più di una zona d’ombra. Di certo, per il Tribunale non basterà una buona condotta per concedere la semilibertà: la battaglia, anche fuori dall’aula, è ancora lunga.