Eccolo, il solito Donald Trump: prima alza, poi abbassa, poi rilancia. Ma solo se gli va. In un solo colpo, il presidente degli Stati Uniti ha deciso di autorizzare una “pausa” di 90 giorni sui dazi commerciali con praticamente tutto il mondo… tranne con la Cina, naturalmente. E lo fa come sempre a modo suo: annunciando una riduzione al 10% delle tariffe per “oltre 75 Paesi” – che a quanto pare l’hanno implorato in ginocchio – e contemporaneamente aumentando i dazi su Pechino al 125%. Così, per gradire.
America first
Un doppio salto mortale con avvitamento, che nel mondo reale manderebbe in tilt qualsiasi economista, ma che nella logica trumpiana è perfettamente lineare: America First, purché sia Trump a deciderlo. Anche se cambia idea tre volte in una settimana.
“Considerata la mancanza di rispetto della Cina nei confronti dei mercati mondiali… con la presente aumento la tariffa doganale applicata alla Cina dagli Stati Uniti d’America al 125%, con effetto immediato”, ha scritto l’ex tycoon su Truth, il suo social personale dove lancia ed emenda guerre economiche come fossero tweet. Poi ha aggiunto, con entusiasmo da televendita: “Ho autorizzato una PAUSA di 90 giorni e una tariffa reciproca sostanzialmente ridotta del 10% durante questo periodo, anch’essa con effetto immediato. Grazie per l’attenzione!”
Nel frattempo Wall Street ha fatto quello che fa sempre quando fiuta novità: ha brindato. Nasdaq +10,07%, S&P 500 +8,12%, Dow Jones +6,91%. Per la Borsa, la coerenza non conta. Basta che si muova qualcosa, e si muova in dollari.
Peccato che dalla Cina la risposta non si sia fatta attendere. Dazi sui beni Made in USA fino all’84%, toni minacciosi e un avvertimento chiaro: “Correggete immediatamente le vostre pratiche sbagliate”. La guerra commerciale va avanti, come un tiro alla fune tra giganti. E intanto, il surplus commerciale cinese resta, enorme.
Trump? Se ne lava le mani. O meglio, ne fa un altro post su Truth, in cui invita gli imprenditori a “evitare le tariffe trasferendo le aziende negli Stati Uniti”. Promettendo: “Zero dazi, una quasi immediata connessione alla rete energetica ed elettrica. No ritardi ambientali. Non aspettate, fatelo ora”.
L’ennesima pagina di un teatrino prevedibile
Poi – ovviamente – arriva la capriola finale. Alla Casa Bianca, lo stesso Trump che fino a ieri gridava vendetta contro il Dragone, oggi rassicura: “Faremo accordi equi con tutti i Paesi”. E su Pechino: “La Cina vuole un accordo, ma non sa da che parte iniziare”. E ancora: “È possibile un’intesa anche con l’Unione europea”. Pace fatta? Neanche per sogno. È solo l’ennesima pagina di un teatrino prevedibile, che però muove miliardi.
Con Trump funziona così: ogni giorno un nuovo nemico, ogni sera un potenziale alleato. L’importante è che il protagonista resti lui. E che il copione lo scriva sempre e solo lui. Preferibilmente su Truth.