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Diego Maradona, la verità in aula: “Non doveva essere operato alla testa, Luque lo trasferì senza avvisare la famiglia”

Diego Armando Maradona non doveva essere operato alla testa. È questa la testimonianza – pesantissima – emersa durante la decima udienza del processo in corso in Argentina, che vede imputati otto tra medici e infermieri per la morte del Pibe de Oro, avvenuta il 25 novembre 2020. In particolare, sotto accusa c’è la scelta del neurochirurgo di fiducia Leopoldo Luque, che decise di sottoporlo a un intervento per la rimozione di un ematoma subdurale appena ventidue giorni prima della morte. Una decisione che, secondo i quattro medici ascoltati in aula, non solo era infondata, ma venne presa ignorando il parere dell’equipe dell’ospedale e – peggio ancora – senza avvisare la famiglia del campione argentino.

La verità emersa su Maradona

A parlare è Guillermo Burry, direttore del reparto di neurologia dell’ospedale Ipensa di La Plata, dove Maradona era stato ricoverato il 2 novembre 2020: “Non era necessario operarlo per asportare l’ematoma subdurale. Aveva altre urgenze, altre comorbilità da tenere sotto controllo. L’intervento non era prioritario”. Una tesi condivisa dagli altri specialisti presenti all’udienza, che hanno ricostruito i giorni precedenti all’operazione e l’escalation delle decisioni che portarono Maradona verso un epilogo tragico.

Tutto inizia il 30 ottobre 2020, giorno del suo 60esimo compleanno. Il Gimnasia y Esgrima, squadra allenata da Maradona, era in campo per una partita ufficiale. Diego si sente male. Raggiunge a fatica le ambulanze a bordo campo e dice al medico del club, Flavio Tunessi: “Non sto bene, me ne vado”. Poco dopo viene convinto da Luque a farsi ricoverare all’ospedale Ipensa.

È lì che scoppia il dissidio medico. L’equipe sconsiglia vivamente l’intervento: “Aveva altri problemi di salute da gestire, bisognava compensarli prima”, raccontano in aula. Luque, però, insiste. Vuole operare subito. I colleghi continuano a ripetergli che non è l’ematoma la causa dei problemi di Maradona in quei giorni. Ma il neurochirurgo non vuole sentire ragioni.

A quel punto, raccontano i testimoni, Luque decide di andarsene. “Grazie per il supporto, lo trasferirò a Buenos Aires”. E così fa: prende Maradona e lo porta alla Clinica Olivos di Vicente Lopez, vicino alla capitale. Secondo quanto riportato dai testimoni, lo fa senza coinvolgere nessun membro della famiglia. “Maradona parlava con Luque, e lui lo aveva convinto a farsi operare”, raccontano. Ma clinicamente, ribadiscono i medici, “non mostrava alcun deficit neurologico che giustificasse un intervento del genere”.

Una scelta che oggi, a distanza di quasi quattro anni dalla morte di Maradona, torna al centro del dibattito. E pesa come un macigno.

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