C’è chi scrolla video di gatti, chi cucina su TikTok, e chi — come Roberto Saviano — affida a Instagram le sue riflessioni sul destino del mondo. Questa volta, al centro della visione c’è Elon Musk, ritratto non come imprenditore, ma come simbolo distopico: un sovrano globale, anzi “unico potere”, destinato a una “fine violenta”. Parole forti, ma soprattutto parole definitive. Saviano non commenta, annuncia. Non analizza, profetizza.
Nel video pubblicato sul suo profilo, lo scrittore di Gomorra disegna uno scenario fosco e totalizzante: Musk e Trump, insieme, come archetipi di un potere oligarchico che, per sua stessa natura, è destinato a crollare “nel sangue” — ovviamente quello metaforico delle distopie da manuale. “Caduti per mano di coloro che hanno aizzato”, afferma, in un crescendo che mescola sociologia, filosofia politica e suggestioni da graphic novel.
La narrazione apocalittica come format
È legittimo che un intellettuale esprima preoccupazione per le derive del potere, ma qui siamo davanti a un racconto più vicino alla sceneggiatura di una serie Prime Video che a una riflessione giornalistica. Si parla di “agonia della democrazia”, di “odio alimentato”, di “fine brutale” — tutto rigorosamente senza note a piè di pagina.
Il punto non è il contenuto, che solleva temi reali e importanti — dall’accentramento di potere tecnologico alla fragilità delle democrazie contemporanee — ma la forma narrativa, che somiglia più a un trailer di fine mondo che a una riflessione articolata.
La retorica del genio sgonfiato
Saviano ridimensiona poi la figura di Musk ricordando che, senza il sostegno delle banche americane, le sue idee “non avrebbero mai preso forma”, soprattutto se fosse nato in un Paese piccolo e poco capitalizzato. Osservazione ragionevole, ma generalizzabile a gran parte dell’economia globale: anche Shakespeare, senza un mecenate, avrebbe scritto liste della spesa.
E ancora: “Con Musk al potere non ci sarà più verità”. Una frase che colpisce, certo, ma che poggia su un’iperbole più emozionale che argomentativa. È la verità a scomparire, o è il dibattito pubblico a farsi sempre più rumoroso?
Siamo sicuri che sia utile parlare così del potere?
L’impressione è che si stia usando un linguaggio sempre più assoluto per descrivere dinamiche complesse, trasformando ogni discorso in una lotta finale tra bene e male. Forse dovremmo interrogarci non solo su chi detiene il potere, ma su come lo raccontiamo, e su come rischiamo di contribuire alla sua mitologia anche quando lo critichiamo.
Saviano chiude il video con una citazione di Hannah Arendt, sulla verità che diventa irrilevante. Ma il paradosso è che proprio in un’epoca in cui tutto può essere detto in pochi secondi, le verità più importanti hanno bisogno di calma, profondità e attenzione ai dettagli. Tre ingredienti difficili da trovare in un reel da un minuto e mezzo.