
Un set da sogno, poi l’infortunio, la rimonta subita e infine l’applauso. Carlos Alcaraz ha vinto il Masters 1000 di Montecarlo battendo in finale Lorenzo Musetti in tre set (3-6, 6-1, 6-0), ma per oltre un’ora il protagonista assoluto è stato il tennista toscano, arrivato al primo grande atto della sua carriera sulla terra rossa. Una finale storica, la sua prima in un torneo di questa categoria, che resterà negli archivi anche per come si è spezzata: non tanto per i colpi dello spagnolo, quanto per il guaio muscolare che ha spento l’intensità e la corsa dell’azzurro nel momento più delicato.
Musetti ci prova
Musetti aveva iniziato con grande coraggio e lucidità, sorprendendo il numero 3 al mondo con un primo set da manuale. Poi, a inizio secondo parziale, la smorfia, la richiesta del fisio, la tenuta fisica che inizia a vacillare. E Alcaraz, da predatore qual è, non ha più concesso nulla: ha chiuso con un doppio parziale di 6-1, 6-0, conquistando il suo 18° titolo in carriera e il primo trionfo in assoluto al Country Club del Principato. Per Musetti resta una grande prova, il traguardo di una finale che, tra crampi e dolore, ha saputo comunque onorare fino all’ultimo punto.
È il miglior risultato della sua carriera fin qui: prima di lui, solo Fabio Fognini era riuscito a raggiungere (e vincere) la finale del torneo monegasco, nel 2019. Classe 2002, Musetti era arrivato fin qui dopo una settimana da favola: in rimonta su Tsitsipas ai quarti e in battaglia contro Alex De Minaur in semifinale, fino a riscrivere il proprio destino in classifica. Con questa cavalcata, entrerà per la prima volta nella top ten del ranking ATP, coronando un percorso costruito tra talento puro, maturazione psicologica e fatica vera.
Alcaraz, dal canto suo, conferma la sua rinascita su terra battuta: dopo il successo su Davidovich Fokina in semifinale, si è preso il primo grande trofeo della stagione sulla superficie rossa, quella che guarda già al Roland Garros. Per Musetti il sogno è solo rimandato. Ma adesso, il circuito sa che lui c’è. E che può fare paura. Anche quando perde.