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Crosetto, il realista della difesa: la guerra si ripudia, ma va anche prevenuta con un approccio pratico. Sulla Russia: “Una postura aggressiva pensata per durare”.

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Nell’intervista rilasciata a La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto non si limita a qualche riflessione tattica: alza il sipario su uno scenario che molti preferiscono ignorare. “La Russia continua a colpire con intensità. Vive in un’economia di guerra e si sta riarmando con una logica da Unione Sovietica. Una postura aggressiva pensata per durare”.

«Servirebbe un investimento molto superiore a quello che facciamo, ma occorre anche un intervento di tipo normativo. Per fare un esempio, forze armate efficienti devono avere un trattamento giuridico diverso rispetto al pubblico impiego: non mando uno a combattere fino a 65 anni. Basta guardare come fanno gli altri Paesi».

A scuotere la coscienza collettiva, l’attacco a Sumy proprio nella Domenica delle Palme. “Bambini uccisi in un parco giochi solo perché ucraini. Solo perché non si sono piegati a Putin”.

Ma il messaggio del ministro non è solo indignazione. È un invito alla lucidità: “Servirebbe un investimento molto superiore a quello che facciamo”, spiega, puntando il dito contro la mancanza di una vera politica europea di difesa.

E qui entra in scena il paradosso tutto italiano: l’articolo 11 della Costituzione, quello che dichiara solennemente che “l’Italia ripudia la guerra”. Ma Crosetto non nega questo principio — semmai lo rilegge alla luce dei tempi. Ripudiare la guerra, spiega, non significa disarmarsi: significa mettersi in condizione di non doverla mai combattere. La pace, per essere vera, va difesa. E per difenderla, serve essere pronti.

Crosetto rifiuta anche l’idea di un’“avanguardia dei volenterosi”, quel gruppo di Paesi che vorrebbero agire in autonomia in Ucraina. “È solo teoria. Il pilastro europeo della Nato è composto da tutti i suoi membri, non da cordate estemporanee”.

Nessun entusiasmo neppure per progetti utopici di eserciti unici sotto un’unica bandiera: “Non serve una confederazione. Domani mattina possiamo iniziare con esercitazioni comuni, un centro di comando condiviso, forze interoperabili. La carta europea lo permette già”.

Sul fronte geopolitico, Crosetto guarda anche oltre l’Atlantico. “C’è stata l’illusione che bastasse un rapporto personale tra Trump e Putin per risolvere tutto. Ma Putin va avanti lo stesso con il suo disegno”. Realismo puro.

Nel complesso, il suo discorso è semplice, ma scomodo: difendersi non è reato. Prepararsi non è un atto ostile. È un dovere. Anche per chi, come l’Italia, ha scolpito il ripudio della guerra nella sua Costituzione.

E forse proprio per questo — per quel principio così alto — oggi servirebbe più pragmatismo, meno feticismo della pace a costo zero. Crosetto, con il suo tono pacato ma netto, è lì a ricordarcelo.

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